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Coinvolto in un delitto

Il boss che ama la musica di Vasco Rossi e che derubò Re Carlo d'Inghilterra torna in cella

Sarebbe di Yuri Scalise l'arma che ha freddato una donna a Genova. Era da tempo libero e viveva tra l'Italia e la Spagna dopo una condanna per omicidio. Non fu mai provata la sua partecipazione al colpo alla Casa Reale

Il boss e Lupin

A sinistra: Yuri Scalise e, accanto, Renato Rinino

Yuri Scalise, 50 anni, pregiudicato savonese, torna alla ribalta. In Liguria nessuno credeva che uno come lui, già in carcere per anni per omicidio, potesse finire di nuovo in cella. «È troppo furbo, si è rifatto una vita in Spagna», pensavano in molti. Invece è accaduto.

YURI SCALISE

La pistola
Sabato scorso la polizia lo ha arrestato proprio a Savona e il “boss della Riviera” che ama Vasco Rossi (possiede tutti i suoi dischi) è accusato di aver ceduto una pistola al guineano Safayou Sow che l’avrebbe usata tra il 5 e il 6 maggio per freddare, sempre a Savona, Danjela Neza, la sua ex convivente che non accettava la separazione. Scalise, sentito dal Gip, ha dichiarato, come ha riferito il suo legale Salvatore Di Bella, «sono estraneo, non c’entro, i miei familiari non meritano un’altra gogna mediatica». Un’altra, dopo quella di vent’anni fa (ottobre 2003), quando Scalise finì in carcere per aver sparato e ucciso, in un impeto di gelosia, il suo complice, l’Arsenio Lupin di Savona.

VASCO ROSSI IN CONCERTO

Il colpo “reale”
La vittima era Renato Rinino, ladruncolo di provincia in quel momento famoso per aver violato nientemeno che la residenza londinese dell’allora Principe Carlo, oggi Re d’Inghilterra. Scalise gli si presentò in casa di notte e lo freddò, ferendo pure il fratello Paolo. Fu l’epilogo della favola un po’ grottesca, ma anche romantica del “rubagalline”, come si definiva Rinino, che arrivando a rubare a Carlo Windsor aveva raggiunto l’apice. Nella casa del Reale c’era entrato per caso (così disse lui) nel febbraio 1994, da una finestra, grazie ai ponteggi e all’allarme disattivato. Pensava di essere in un museo, solo dentro capì, dai dipinti, di aver calato un poker. Portò via medaglie, bottoni, qualche gioiello. Sulle prime millantava di essere entrato in possesso, perché non emersero mai, anche lettere dell’allora amante, Camilla Parker Bowles. Tornato in Italia col bottino, si vantò subito di questo colpo. Per il clamore dell’impresa finì in tv e sui giornali, dall’Inghilterra arrivarono gli inviati dei tabloid e i servizi segreti. Rinino campò mesi su quella fama, sognava un film, un libro, pensò di aprire un ristorante. Si fece disegnare sulla Harley la famiglia Reale con lui in mezzo. Il suo beagle lo chiamò Jigen, come il personaggio del cartone animato Lupin III. Sognò persino di incontrare Carlo per restituire la refurtiva.

RE CARLO D'INGHILTERRA E LA REGINA CAMILLA

L’omicidio
Nessuno mai avrebbe pensato che la sua vita spregiudicata e molto romanzesca sarebbe finita, pochi anni dopo, per mano di un amico e forse mandate del furto (circostanza che non fu mai provata). Nell’ottobre 2003, Yuri Scalise, suo amico e vicino di casa, lo freddò nel palazzo popolare di Savona, in piazzale Moroni dove i due abitavano. Scalise ammise di aver agito sotto effetto di un mix di alcol e droghe e irritato delle battute dell’amico che millantava una relazione con sua moglie. Dopo averlo freddato, Scalise fuggì tentando di raggiungere il Brasile. Fu catturato a Coimbra, in Portogallo, e alla fine condannato a una pena in fondo mite: 16 anni. Mitissima anche la detenzione: dopo 6 anni, già nel 2009, era in libertà vigilata con un lavoro in una coop sociale. Poteva rifarsi una vita a neppure 40 anni. Scelse di ricominciare all’estero, in Spagna, con una nuova compagna e nuovi business e con un capitale misterioso, forse l’oro dei Windsor, come molti sospettano.

IL LUOGO DELL'OMICIDIO

Una vita agiata
A Savona però tornava spesso, per incontrare i due figli e i genitori. Aveva pure comprato una villa, sulle alture di Vado, in passato di un savonese noto e ricco. Se l’era rifatta la vita e tutto sembrava girare bene, al netto della rabbia di familiari e amici di Rinino esterrefatti di questa tempistica veloce dopo un assassinio così efferato. Ora però il passato sembra tornato a vendicarsi. Yuri Scalise è finito in carcere col sospetto di aver ceduto un’altra pistola, con matricola abrasa, a Safayou Sow, il 27enne della Guinea che a maggio ha ucciso Danjela Neza, albanese. I due lavoravano insieme in un ristorante del porto di Savona e anche Sow, come Scalise, sarebbe stato armato dalla gelosia. L’esecuzione in piazza delle Nazioni, nei giardini della stazione. Sulle prime l’africano ha detto di aver trovato l’arma in un’aiuola, poi sulle colline, versioni contraddittorie e sospette. Dal cellulare di Sow, infatti, sarebbero emersi contatti tra i due e altri accertamenti avrebbero convinto il giudice a firmare l’ordinanza cautelare nei confronti del boss che ora si trova recluso nel carcere di Imperia.

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