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Dopo l'intervento shock di Piero Fassino
05 Agosto 2023 - 08:30
Piero Fassino mostra la sua busta paga
Piero Fassino quasi ci ha abituati. Ogni quattro o cinque anni se ne esce con una delle sue. «Abbiamo una banca!», «Grillo vuole fare politica? Faccia un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende», sono solo due delle frasi che rappresentano gli scivoloni più noti. Questa volta sembra aver superato il segno. Se ne sono accorti anche i suoi che al cronista che annunciava che avrebbe scritto un articolo sul caso, si sono raccomandati: «Per favore, non essere populista». Un rischio che non si corre se si considera la nuova boutade dell’ex ministro e leader del Pd: «Quattro mila euro al mese e fischia non sono uno stipendio d’oro», ma non sono neppure una miseria. Ben più della metà degli italiani che lavora, si accontenterebbe anche di qualcosa di meno; così potrebbe far fronte a mutui, spesa, assicurazione dell’auto, tasse universitarie per i figli, ferie a tre stelle e qualche viaggetto. Ma non è così perché, quella stessa metà degli italiani e forse di più, oggi deve tirare la cinghia. Deve fare i sacrifici a fronte di uno stipendio medio che non tocca i duemila euro.
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Anche la spesa al supermercato è diventata un problema e le massaie più esperte acquistano solo i prodotti scontati e girano i mercati per risparmiare qualche soldo. Figurarsi tutto il resto. Insomma c’è un Paese reale molto diverso da quello immaginato da Fassino e forse da buona parte della “Casta”, che in questa estate bollente con i prezzi che volano fino alle stelle, soffre più che mai. Il marziano Fassino è atterrato su un pianeta che sta incominciando a conoscere, tant’è che, consigliato saggiamente, ha fatto marcia indietro dichiarando d’aver peccato d’ingenuità. Una frase che vale tanto come quelle riportate sopra.
Come può un ex ministro, ex capo di partito e ancora parlamentare, manifestare ingenuità sui fondamentali? Domanda alla quale forse è meglio non rispondere per evitare, non i populismi, ma le dietrologie. Ma non è tutto. L’ex leader di Pd non è un parlamentare novello e sa perfettamente che la “paga” mensile di un deputato e di un senatore non è quella che lui ha indicato nel suo intervento a Montecitorio, ma è tre volte di più. Infatti ai 4.718 euro al mese, bisogna aggiungerne altri 10mila tra rimborsi di permanenza, di viaggio, esercizio di mandato e spese per l’attività parlamentare. Il totale è di 13mila euro netti, poco più, poco meno. Fassino ha mentito proprio di fronte ai suoi colleghi? Probabilmente no. Il suo è stato un intervento infelice, ma applaudito con calore a sinistra e a destra e che la dice lunga sulla consapevolezza del ruolo e la presenza di spirito dell’attuale classe politica. Tutta, populisti compresi.
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