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Senzatetto accampati ai Giardini Reali: «Adesso fa paura passare anche da qui»

Sotto gli “archi” dei Giardini Reali ritornano i giacigli dei clochard

Senzatetto accampati ai Giardini Reali: «Adesso fa paura passare anche da qui»

Chi si trova a passare di lì, specie quando è buio la sera, non lo fa a cuor leggero. A infastidire, infatti, se non è la questua petulante di soldi, sono il consumo di alcolici e droga, con l’insistenza che ne consegue nel chiedere denaro. Sotto i portici del viale che collega piazza Castello con i Giardini Reali, sono tornati i giacigli dei senzatetto e non mancano di riaccendersi le polemiche per l’occupazione selvaggia di una delle zone auliche del centro città. Benché dopo la tragedia consumatasi nel parco che fronteggia le Porte Palatine sembri oggi più raro trovare bivacchi stabili dei clochard - complice anche l’aumento dei controlli delle forze dell’ordine - molti hanno traslocato lontano da Porta Palazzo. Se non sono arrivati dall’estero per il periodo estivo «accompagnati da grossi cani» come ci segnalano alcuni lettori. 

I senzatetto delle Porte Palatine, infatti, da alcune settimane si sono trasferiti sotto gli “archi” alle spalle di una delle principali piazze storiche di Torino. Proprio a due passi dalle finestre della Prefettura che dominano l’affaccio su corso San Maurizio. E a testimoniarne la presenza sono gli stesi abiti sui corrimano lungo la strada, tappezzata da un numero incalcolabile di bottiglie e lattine di alcolici o superalcolici, addirittura un “box” di quelli che si usano per i bambini in nursery il cui utilizzo è tutto da immaginare. Una scena di ordinario degrado che non è raro sia accompagnata dal consumo di alcolici o stupefacenti, anche sotto gli occhi dei passanti. Una scena che si sarebbe ripetuta più volte anche a ridosso del cinema Lux in Galleria San Federico ma anche sotto i portici all’inizio di via Garibaldi, dove, non è raro che i mendicanti importunino passanti e turisti a passeggio verso piazza Castello con l’incessante richiesta di monete.

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