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Religone

Lo "scisma" di padre Bianchi nella Chiesa di Papa Francesco

Il 9 settembre ad Albiano di Ivrea, il fondatore della Comunità di Bose inaugura la nuova confraternita "Casa della Madia". Ci sarà anche un vescovo nonostante il divieto del Vaticano

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Papa Francesco e padre Bianchi

Se padre Enzo Bianchi fosse un vescovo, lo scisma dalla Chiesa di Papa Francesco sarebbe compiuto. Ma fratel Bianchi è un semplice monaco, non è neppure sacerdote, poco più di un laico con il pallino della religione. Per cui Bergoglio dorme sonni tranquilli. Dunque, da Albiano di Ivrea, dove Bianchi ha fondato “Casa Madia”, ovvero la comunità di Bose numero due, grossi problemi non ne dovrebbero arrivare, infatti mai e poi mai Bianchi potrà consacrare alcun vescovo ribelle, atto che sancirebbe lo scisma.

LA NUOVA COMUNITA' DI BIANCHI

Tuttavia, l’obbedienza forzata a cui è stato sottoposto il monaco e il suo gran darsi da fare, nonostante le numerose primavere, rappresentano una preoccupazione nell’ambito del cattolicesimo progressista (di cui Bianchi è autorevole rappresentante), perché sono il segno di un’evidente divisione. Infatti, a visione di Francesco, seppur condivisa nella sinistra della Chiesa (specie quella italiana), lascia quantomeno perplessi nella sua concreta attuazione. Ed è proprio da ambienti della Chiesa progressista che di tanto in tanto emergono critiche sui modi di fare del Papa, «caratteristici di quel peronismo che Bergoglio ha conosciuto e per un certo periodo anche apprezzato», come del resto quasi tutti gli argentini.

FRATEL ENZO BIANCHI

Tuttavia, l’obbedienza forzata a cui è stato sottoposto il monaco e il suo gran darsi da fare, nonostante le numerose primavere, rappresentano una preoccupazione nell’ambito del cattolicesimo progressista (di cui Bianchi è autorevole rappresentante), perché sono il segno di un’evidente divisione. Infatti, la visione di Francesco, seppur condivisa nella sinistra della Chiesa (specie quella italiana), lascia quantomeno perplessi nella sua concreta attuazione. Ed è proprio da ambienti della Chiesa progressista che di tanto in tanto emergono critiche sui modi di fare del Papa, «caratteristici di quel peronismo che Bergoglio ha conosciuto e per un certo periodo anche apprezzato», come del resto quasi tutti gli argentini. Per cui un Papa in odore di peronismo, e per giunta gesuita (il cui motto “obediens prinde ac cadaver”- obbediente come un cadavere, è sempre piaciuto poco ai progressisti perché «dipende a chi bisogna obbedire»), possono diventare il combinato disposto che con la tradizione della «Chiesa popolo di Dio in cammino», nulla ha a che fare. D’altra parte, padre Bianchi sembra non fare neppure «buon viso».

IL VESCOVO TOMMASO VALENTINETTI

Da Bose se ne è andato più che per obbedienza al Papa, perché tra lui e il suo “sinderio” si era consumata la rottura e a Madia sembra fare ciò che vuole, in barba, alle disposizioni del segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Il capo della diplomazia della Santa Sede, infatti, già nel 2022, aveva raccomandato ai vescovi di non invitare Enzo Bianchi nelle loro diocesi. E lui, tanto per gradire, il 9 settembre, giorno dell’inaugurazione della comunità, ha incaricato un presule amico, monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, a celebrare la messa. 

MONSIGNOR LUIGI BETTAZZI

Valentinetti (già “attenzionato” dalla Cei), ci andrà. Sarà un’inaugurazione piena di significati e suggestioni. La comunità sorge in quella che fu la diocesi, e poi il “buen retiro”, del vescovo progressista per eccellenza, monsignor Luigi Bettazzi, scomparso solo da alcune settimane. Poi c’è chi si spinge fin troppo in là, ricordando come secoli fa, proprio sulle colline tra Ivrea e Biella divampò l’eresia dolciniana. Quella di un altro frate, Dolcino da Novara, eretico per tanti motivi, compreso quello di voler «impiccare l’ultimo prete con le budella dell’ultimo vescovo».

PADRE GEORG GANSWEIN

 Certo è, spiega un anziano canonico eporediese, «che questo Papa sembra voler accentrare tutto a sè. La vicenda di Bianchi è evidente. Come del resto lo sono i recenti interventi per limitare l’autonomia del movimenti, da Comunione e Liberazione all’Opus Dei, che sono stati gli eserciti fedeli di quella “Chiesa Trionfante” rappresentata da Papa Wojtyła e di cui Francesco, evidentemente, non si fida. Come non si fida di tanti altri, a cominciare da padre Georg Gänswein, il segretario di Ratzinger, spedito in esilio nella foresta nera».

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