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L'errore

L'algoritmo di Discover di Google sbaglia due volte, invece i giornalisti rimediano

La grossolana cantonata dell'intelligenza artificiale riguardo la notizia della morte del boss Matteo Messina Denaro

I giornalisti rimediano, ma l'algoritmo di Discover di Google sbaglia due volte

I giornalisti in carne ed ossa hanno sbagliato, ma vi hanno posto subito rimedio. Quando a compiere l’errore è l’algoritmo, invece, si sfiora il ridicolo perché non ci sono rimedi. Ecco cosa è accaduto venerdì 22 settembre. In serata due siti di informazione (La Repubblica e Open) diffondevano la notizia che il padrino di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro era deceduto. Una fake perché il boss era sì in fin di vita, ma non ancora morto. Nel volgere di pochi minuti i due portali web cancellavano la notizia, spiegando che Messina Denaro si trovava in una condizione di coma irreversibile.

LA NOTIZIA FAKE RIPROPOSTA DA DISCOVER 24 ORE DOPO ESSERE COMPARSA SU LA REPUBBLICA

Il giorno successivo, sabato 23 settembre in serata, Discover di  Google riproponeva nella sua rassegna, l’anteprima (rimasta indicizzata) della notizia non vera di Repubblica (“Matteo Messina Denaro è morto”) e tantomeno corretta. Ovviamente cliccando sul link compariva la schermata di Repubblica con la scritta “Pagina non trovata”. Insomma, trascorse 24 ore, l’algoritmo di Discover non è stato in grado di riconoscere l’errore, non vi ha posto rimedio e lo ha riproposto. Discover è un servizio d’informazione di Google per i telefonini ed è, se così può essere definito, una corazzata di news, in grado di decretare il successo di un articolo rispetto ad un altro, di un sito internet a discapito del concorrente.

LA PAGINA NON TROVATA DELLA REPUBBLICA

In un certo senso sarebbe in grado di orientare l’opinione pubblica in una direzione piuttosto che in un’altra. Insomma, uno strumento potentissimo gestito da un algoritmo segreto e misterioso e che i siti di informazione vezzeggiano nella speranza di essere presi in considerazione, così da ottenere un numero di visualizzazioni da record. Ciò porta risorse economiche ai portali e notorietà a chi firma gli articoli. Ma a gestire il tutto è l’algoritmo, l’intelligenza artificiale che ha una memoria che l’uomo (inteso come persona) neppure si sogna. Ma talvolta l’intelligenza, artificiale o meno, non è sufficiente, perché all’algoritmo manca l’anima. Infatti, “The Big G is Google and not God”.

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