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Profondo giallo
25 Settembre 2023 - 06:10
Albino Luciani
Il 26 agosto 1978, esattamente 48 anni fa, il patriarca di Venezia, il cardinale Albino Luciani veniva eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo I. Il suo pontificato, però, durò solo 33 giorni, uno dei più brevi della storia della Chiesa. Il 29 settembre dello stesso anno, papa Luciani morì.
GIOVANNI PAOLO I
La morte del Papa
Un decesso improvviso, per infarto, hanno sempre sostenuto le autorità vaticane, ma sul corpo del pontefice, nonostante diverse richieste, non fu mai eseguita l’autopsia, perché non prevista sul cadavere di un pontefice e il 22 di settembre dello scorso anno è stato proclamato Beato. Sulla morte di Giovanni Paolo I non sono mai mancati sospetti e ombre. C’è un’ultima rivelazione che agita le stanze segrete del Vaticano.
IL CARDINALE ALBINO LUCIANI E PAPA PAOLO VI A VENEZIA
L’ultima rivelazione
Secondo fonti dirette e rimbalzate sul web, Luciani aveva pronto un dossier che conteneva l’elenco di alti prelati (e anche alcuni cardinali) che sarebbero stati “licenziati”. Giovanni Paolo I aveva in animo di rimuoverli dagli incarichi, ma la sua morte improvvisa evitò la “purga”. «Il dossier - hanno riferito le monache che assistevano il pontefice - era custodito nella stanza di papa Luciani, ma il giorno seguente la sua morte, l’incartamento era sparito».
GIOVANNI PAOLO I CON IL SUO SUCCESSORE ANCORA CARDINALE E CHE POI PRESE IL NOME DI GIOVANNI PAOLO II
Il dossier segreto
Forse solo una coincidenza, certamente un fatto che, fino a prova contraria, non può essere messo in relazione con il decesso del Papa, ma è comunque una vicenda oscura, tenuta segreta per oltre quarant’anni. L’esistenza di questo dossier, di cui si è parlato solo in tempi recenti, non è l’unico mistero che avvolge la morte di Luciani. A fare scalpore fu soprattutto la teoria sviluppata dal giornalista investigativo britannico David Yallop sei anni dopo, nel best seller “In nome di Dio”, in cui l’autore ipotizza un omicidio a sfondo politico, «per avvelenamento», ad opera di alcuni prelati che si opponevano agli interventi di riforma programmati da papa Luciani (in particolare quella dello Ior - Istituto Opere di Religione, allora gestito da monsignor Paul Marcinkus).
IL BANCHIERE ROBERTO CALVI
“In nome di Dio”
Successivamente, le dichiarazioni del pentito di Cosa nostra Vincenzo Calcara hanno alimentato questa tesi, benché prive ad oggi di riscontri oggettivi. La teoria di Yallop è stata respinta da diversi autori e dalla Santa Sede. Quel che è certo, però, è la determinazione di Luciani di provvedere rapidamente alla trasformazione della banca vaticana. Papa Luciani nutriva non poche riserve sull’operato di monsignor Marcinkus. Una diffidenza che veniva da lontano, da quanto il presule statunitense fu tra i promotori della vendita del Banco Ambrosiano al finanziere Calvi, aiutato da Michele Sindona.
L'ARCIVESCOVO AMERICANO PAUL MARCINKUS
Banco Ambrosiano
Una decisione che non fu mai comunicata, fino a cose fatte, al patriarca di Venezia cardinale Albino Luciani che in fin dei conti, essendo la diocesi veneziana parte in causa nell’azionariato dell’istituto, avrebbe dovuto essere messa a conoscenza di trattative e di eventuali decisioni. La vicenda dell’Ambrosiano non fu l’unica occasione che vide lo scontro dei due monsignori. Luciani chiese aiuto allo Ior per evitare il pignoramento di uno dei più antichi palazzi vescovili di Venezia, sede del seminario. Marcinkus rifiutò l’aiuto e fu Paolo Vi in persona a risolvere la vicenda inviando al suo successore un assegno a sua firma proprio il giorno in cui l’ufficiale giudiziario avrebbe dovuto porre i sigilli all’edificio.
PAOLO VI E ROBERTO CALVI
Il nemico americano
Da quel momento in poi, tra Luciani e il prelato americano cessarono e non risolta neppure che i due si incontrarono durante i 33 giorni di pontificato di Albino Luciani. Marcinkus rimase alle Ior ancora per anni sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e fu tra i principali artefici del finanziamento, da parte della Santa Sede, del sindacato polacco Solidarnosc.
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