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Piemonte verso il voto

Il rettore del Politecnico Saracco non si candida alle Regionali: "Resto fino al termine del mandato"

Giornata politica intensa: dopo il no del professore, la denuncia del Pd sul Pnrr, il sostegno di Lupi a Cirio e la baruffa in Azione ad Aosta che potrebbe estendersi anche a Torino

Il rettore

Guido Saracco

Ieri c’è stato il gran rifiuto di Guido Saracco, il Magnifico rettore del Politecnico di Torino. «Sono grato - ha scritto in una nota - della considerazione e stima da molti dimostratemi. Intendo però continuare a garantire una guida ferma e indipendente al Politecnico fino alla fine del mio mandato per diversi motivi». Dunque Saracco dice no alla candidatura a presidente della Regione che alcuni ambienti nel centro sinistra avevano ipotizzato. Prestigio, personalità e competenza, avevano fatto del rettore l’uomo capace di catalizzare un ampio consenso, anche in termini di alleanze, consentendo di intravedere la possibilità di quel “campo largo” che unirebbe Pd, sinistra, ambientalisti e M5S.

IL RETTORE GUIDO SARACCO

Il gran rifiuto del Magnifico sembra essere netto: «Una stima - prosegue la nota -, che penso sia in larga parte determinata dall’essere al vertice di un Ateneo che con un grande gioco di squadra ha nei fatti dimostrato in questi anni di essere vicino ai cittadini e alle istituzioni pubbliche e private del nostro territorio e del nostro Paese. Lo ripeto, intendo però continuare a garantire una guida ferma e indipendente al Politecnico», e poi il rettore ha rimarcato il termine: «fino alla fine del mio mandato». E su questo passaggio ieri sono fioccate le interpretazioni della politica. Da un lato c’è chi sottolinea come Saracco abbia voluto mettere in evidenza «il grande gioco di squadra», quasi a dire, «semmai in futuro dovessi accettare, lo pretendo (il gioco di squadra), perché finora non c’è stato». Dall’altro si ricorda che il mandato del rettore, scadrà a marzo e, per allora, sarebbe ancora in tempo a scendere in campo. In ambienti della sinistra intellettuale della città, c’è chi giura che se a marzo gli si chiederà di candidarsi, per riunificare lo schieramento progressista (e non solo riguardo a M5S), lui potrebbe accettare. Ma per riunificare, prima è necessario che qualcosa si scomponga e, allo stato dei fatti, non si sa bene cosa.

DANIELE VALLE

A questo punto, almeno apparentemente, per Daniele Valle non ci sarebbero più ostacoli alla candidatura a Presidente. A meno che vengano indette primarie e si presenti un antagonista di peso, anche perdente, ma con almeno un bottino del 30% dei consensi. A quel punto i Dem apparirebbero divisi e, per ricomporre, allora tornerebbe in gioco il Magnifico Saracco. Questa la notizia più importante della giornata di ieri, Un lunedì che, però, ha visto numerose iniziative dei partiti e movimenti non particolarmente tellurici da una parte e dall’altra. Per restare in casa Dem, in un convegno (presenti Raffaele Gallo e Daniele Valle) il Pd ha evidenziato come «la rinegoziazione dei fondi del Pnrr potrebbe costare al Piemonte 2 miliardi e 100 milioni. Questo l’ammontare dei progetti ed interventi che il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto vorrebbe tagliare. E dunque, molte amministrazioni locali potrebbero scoprire di avere a bilancio soldi per interventi del Pnrr, che invece non ci sono più».

DANIELA RUFFINO, CARLO CALENDA E OSVALDO NAPOLI

Dall’altra parte della barricata, invece, Maurizio Lupi ha ufficializzato il sostegno di “Noi Moderati” ad Alberto Cirio. Infine, nella palude centrista, come un fulmine a ciel sereno è giunta la notizia che tutti i dirigenti di Azione della Valle d’Aosta si sono dimessi. Una decisione che potrebbe ripercuotersi anche sul Piemonte. Insomma, per una trentina di Dem che in Liguria lasciano il Pd per Azione, altrove accade il contrario. Da vedere, ora, cosa accadrà qui.

MAURIZIO LUPI

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