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L'EMERGENZA

Servono almeno 11mila "camici bianchi" in più per la sanità del Piemonte: «Chiamarli eroi non basta»

La denuncia della Uil in congresso a Torino, mentre cresce l'età media di medici e operatori sanitari manca il ricambio professionale

«Non basta chiamarli "eroi" e poi dimenticarsene, servono assunzioni e nuovi contratti per medici, infermieri e operatori sanitari». A denunciare l'ormai endemica carenza di "camici bianchi" in Piemonte è il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, riaccendendo il faro su uno dei problemi più annosi per la sanità pubblica in occasione dell'assemblea convocata dal sindacato a Torino. Bombardieri e non solo si aspettava «Più investimenti in sanità nella nuova manovra: soprattutto sul personale. Bisogna che si rinnovino i contratti a chi lavora per la salute di tutti noi. E, ora, non possiamo perdere l'occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza». Nello specifico i numeri della Uil parlano di 4mila infermieri che mancano insieme a 300 medici di base, pediatri e 1.500 medici ospedalieriche, spesso, vengono sostituiti in pronto soccorso dai "gettonisti" pagati oltre 100 euro l'ora, oltre a 5mila operatori sociosanitari.

«L'assemblea di oggi è stata convocata per dibattere argomenti importanti per gli operatori, ma anche per tuti i cittadini, come ha dimostrato la presenza presenza del segretario generale. Tra i tanti temi sviluppati è emersa esigenza di riprogettare il Servizio sanitario nazionale, conquista fondamentale di quarantacinque anni fa, che oltre un decennio di tagli sciagurati e di errori nella programmazione formativa degli operatori, ad opera di tuti i governi nazionali e regionali, hanno minato le fondamenta» puntualizza il segretario della Uil Piemonte, Gianni Cortese, secondo il quale «occorre rilanciare la sanità pubblica, con investimenti certi e strutturali, assunzioni straordinarie di personale e risorse specifiche per abbattere le liste di attesa che ricadono soprattutto sui cittadini in povertà e disagio, spesso costretti ritardare la fruizione delle prestazioni O, peggio, a rinunciare alle cure». Una situazione che per la Uil «non è degna di un Paese civile».

Le vistose «carenze di organico presenti nella rete ospedaliera e in quella territoriale avranno gravi conseguenze sul funzionamento delle future 1.350 case di comunità italiane, dei 400 ospedali e delle 600 centrali operative che, nei prossimi anni, rischiano di essere gusci vuoti. Strutture senza operatori, rischio di realizzazione anche per i costi lievitati a causa dell'inflazione e delle speculazioni». Secondo il segretario generale Uil Funzione pubblica di Torino e Piemonte, Antonio Di Capua, »Alle gravi carenze negli organici del personale sanitario piemontese, si aggiunge un'età media degli operatori che va crescendo ed è largamente superiore ai 50 anni: era di 44 anni nel 2001». A questo si lega il tema dei soggetti con limitazioni, che sono stimati in circa il 15% del personale infermieristico, con punte del 20%. » In Piemonte, dopo anni di piani di rientro e blocco delle assunzioni, oggi il rischio è di trovarsi in una situazione in cui ci sarebbero le risorse per assumere, ma non si trovano professionisti a causa delle limitazioni nell'accesso ai percorsi universitari» aggiunge Capua, ricordando inoltre che, in controtendenza rispetto agli ultimi anni, «si registra un calo delle iscrizioni ai corsi universitari che avviano alle professioni sanitarie».

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