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L'INIZIATIVA

«Accogliamo i migranti a casa nostra come in famiglia»

Il buon cuore dei torinesi che ospitano chi scappa

«Accogliamo i migranti a casa nostra come in famiglia»

Gli sbarchi a Lampedusa preoccupano anche la nostra città ma i torinesi sono preparati per accogliere i migranti. Stiamo parlando delle tante famiglie che hanno deciso di aprire la propria casa e ospitare chi è arrivato qui dopo aver intrapreso un viaggio infernale abbandonando tutti i propri affetti.

Come la rete Famiglie Accoglienti, che si occupa di trovare una sistemazione agli stranieri, uomini, donne, spesso sole con figli piccoli, ma anche a minori non accompagnati e di interi nuclei famigliari.
Il dottor Federico Savia con la moglie Alice dal 2019 gestisce Casa Aylan, la loro casa di Piobesi che i coniugi hanno deciso di aprire ai migranti. «Attualmente da noi vivono un ragazzo di 15 anni arrivato dal Gambia, tre egiziani di 14, 15 e 18 anni e una ragazza albanese di 18» spiega Federico, che vorrebbe implementare questo genere di accoglienza sul nostro territorio: «Con noi questi ragazzi diventano autonomi, vanno a scuola, hanno a disposizione educatori e tutori che li seguono nell’insegnamento della lingua e li aiutano a trovare lavoro, vivono in famiglia e partecipano a tutte le attività come fossero dei figli, hanno una vita normale che non potrebbero certo fare in comunità, o peggio, nei Cpr da cui scappano e diventano emarginati. Nelle comunità - sottolinea Savia - spesso non trovano posto e restano nei centri di prima accoglienza per diversi mesi senza potersi iscrivere a scuola. Inoltre - aggiunge - dopo i 18 anni sono obbligati a lasciare le comunità mentre in famiglia possono restare». E spesso si creano legami molto forti: «Amr, un ragazzo egiziano che ora ha 20 anni, ad esempio, è rimasto a vivere qui con noi».

Amr, egiziano di 20 anni, residente a Casa Aylan


Anche Laura e Riccardo, da anni accolgono giovani migranti a casa loro, in un appartamento di circa 100 metri quadri a Mirafiori Nord: «Ne abbiamo ospitati tre, originari del Mali, Senegal e Guinea, uno dopo l’altro, nell’ex camera di nostra figlia, siamo molto contenti perché hanno trovato tutti lavoro, il primo come meccanico, il secondo in un supermercato e il terzo come pasticcere alla Crocetta».

Laura insieme a uno dei ragazzi ospitati

Il gruppo Refugee Welcome insieme ad alcuni rifugiati, famiglie e mentori

Un’altra realtà protagonista dell’accoglienza “umana” è Refugee Welcome, organizzazione internazionale attiva anche a Torino, insieme a Unicef e Unhcr, che si occupa di trovare famiglie e mentori per i rifugiati. Come Silvia che ha appena aiutato la giovane Anthonia a compilare un curriculum per cercare lavoro.

Silvia e Anthonia

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