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Il Borghese - In Regione un ordine del giorno sul nettare di Bacco

La guerra del vino tra il Piemonte, gli irlandesi e la virologa Antonella Viola

Il consigliere di FdI Paolo Bongioanni si batte per evitare che l'etichetta "Nuoce gravemente alla salute" diventi obbligatoria come per come per le sigarette

I contendenti

Paolo Bongioanni e la virologa Antonella Viola

Il vino fa male alla salute. La pensano così gli islandesi e, ancora di più, gli irlandesi che al nettare di Bacco preferiscono la loro Guinness, una birra scura che può ricordare il Nero d’Avola, ma che è tutt’altra cosa. E così mesi fa, l’Islanda (Paese integrato nell’Unione Europea, nonostante non sia membro della Ue) e l’Irlanda, avevano proposto una direttiva (prima respinta e nuovamente ripresentata) che impone alle nazioni europee produttrici di vino di apporre sulle etichette di bottiglie e cartocci, la scritta «nuoce gravemente alla salute», un po’ come le sigarette. Ovvia la levata di scudi dei produttori vitivinicoli italiani, piemontesi in testa, che, però, devono fare i conti non solo con i bevitori di birra scura, ma anche con insider nostrani che la pensano come gli irlandesi. Prima tra tutti la virologa social-televisiva Antonella Viola che su Barbera e affini ha dichiarato: «L’alcol del vino è cancerogeno. Non a caso, già nel 1988 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e l’Organizzazione mondiale della Sanità hanno inserito l’etanolo nella lista dei carcinogeni di primo livello».

Apriti cielo; ad Alba, ad esempio, quando la virologa compare in tv, si cambia canale o si spegne l’elettrodomestico e si va direttamente in enoteca per una bevuta alla sua salute. Comunque sia, al di là della polemica e del “colore” che la circonda, anche il Consiglio regionale del Piemonte sta correndo ai ripari. Infatti con un ordine del giorno, proposto e riproposto ad ogni seduta e mai esaminato, il consigliere cuneese Paolo Bongioanni (FdI) chiede alla regione di «Attivarsi in coordinamento con il governo nazionale affinché la Commissione Europea intervenga per correggere la decisione assunta dagli irlandesi e per prevenire altri casi simili che potrebbero verificarsi in altri stati membri dell’ Unione». Va detto, infatti, che gli Irlandesi si sono portati avanti e chi vende vino a Dublino e dintorni, già da tempo deve provvedere all’etichettatura «nuoce gravemente alla salute», oppure «il vino provoca il cancro». Ovviamente la birra, specie se la scura della Guinness, può essere venduta senza particolari cautele, magari non ai bambini, ma a tutti gli altri sì.

Prosegue Bongioanni nel suo ordine del giorno, snocciolando dati significativi: «Vi è il rischio di avere un precedente giuridico che, oltre a non risolvere il problema del consumo irresponsabile di alcol, potrebbe generare danni economici e di immagine ad un settore che nella regione Piemonte, vale oltre 1 miliardo. E ciò a fronte di una produzione pari a quasi 2,26 milioni di ettolitri che ne fa la seconda regione italiana per fatturato con un export di rilevanza, che interessa circa il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% nei paesi comunitari e il 30% nei paesi extra Ue, con gli ettari vitati in crescita avendo raggiunto quota 45.823. Una produzione che conta 59 denominazioni con 18 Docg e 41 Doc che coprono circa l’83% del totale regionale».

PAOLO BONGIOANNI E ANTONELLA VIOLA

Allo stato dei fatti è difficile prevedere chi l’avrà vinta. Peraltro, si teme che se riguardo le etichette «nuoce gravemente alla salute», hanno dovuto sottostare ricchissime e potentissime multinazionali del tabacco, la stessa cosa potrebbe accadere alla meno ricca produzione vitivinicola italiana e non. Ma a Bacco e Tabacco, per condurre l’uomo in cenere, si deve aggiungere Venere. E in questo caso, però, non sembra che la Ue abbia ancora ideato un’etichetta ad hoc.

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