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Il colloquio - L'intervento al "Torino Crime Festival"
14 Ottobre 2023 - 06:54
Oggi al Torino Crime Festival
Qualcuno lo aveva descritto come un «mezzo fanatico», un «complottista». Ma parlando per la prima volta con Pietro Orlandi si ha un’impressione completamente diversa, se si vuole opposta. Si ha l’impressione di essere di fronte un uomo profondamente razionale: «Non ci sono prove che mia sorella sia morta e fino a quando queste non emergeranno, io continuerò a credere che sia in vita». La ragione per Pietro Orlandi viene prima della sensazione, del sentimento e solo quando il cronista insiste, allora dice: «Sì, sento che mia sorella sia viva». Sono quarant’anni che Orlandi cerca la verità, «dentro e fuori quelle mura», le mura che circondano lo Stato della Città del Vaticano dove Pietro viveva con la sorella e la famiglia, in quanto il papà era un dipendente della Santa Sede.
EMANUELA ORLANDI
Quarant’anni dopo, Orlandi continua a guardare nelle stesse direzioni, «dentro e fuori da quelle mura - dice -, perché al di là delle responsabilità, è evidente che sia dentro che fuori, c’è chi conosce la verità. E quando mi riferisco al fuori, non intendo ambienti criminali, ma omologhi a coloro che stanno all’interno del sagrato di San Pietro». Orlandi oggi sarà a Torino al “Crime Festival” al Circolo dei Lettori di via Bogino per parlare di Emanuela. «Ho accettato quest’invito - spiega - perché non voglio far cadere l’attenzione su questa vicenda. Cerco la verità». Una verità che non poche volte è stata oscurata dalla mitomania o dal depistaggio: «In questi quarant’anni ho incontrato molte persone. Alcuni mitomani; altri volevano veicolare informazioni non veritiere; altri ancora dicevano di conoscere la verità e poi sono scomparsi, non si sono più fatti vivi o non si sono più fatti trovare. Bene, in tutto questo tempo ho imparato molte cose, prima di tutto a riconoscere chi da questo dramma cerca di approfittarne e di diffondere notizie false». Orlandi, a volte descritto come un uomo solo, in realtà non lo è: «Il mondo dell’informazione mi è stato vicino. In modo particolare alcuni giornalisti, come Andrea Purgatori, recentemente scomparso, che sulla vicenda di mia sorella e nella ricerca della verità, si è impegnato al par mio. Devo anche a lui il fatto che i riflettori non si siano spenti, che ancora c’è una speranza di verità».
PIETRO ORLANDI
Ma il tempo trascorre, inesorabile, e molti dei presunti protagonisti (consapevoli o meno di quanto sia accaduto a Emanuela Orlandi), non ci sono più, sono morti, «ma i loro nomi restano e non ho perso le speranze di far piena luce su questa bruttissima storia». Pietro Orlandi, come sua sorella Emanuela, proviene da una famiglia di credenti, la sua è stata un’educazione cattolica. Ma le traversie della vicenda che riguarda Emanuela avrebbero minato la fede di chiunque. «Non a me - dice Pietro Orlandi -, io continuo a credere, nonostante tutto. Ma certamente è molto difficile credere anche a chi si arroga il diritto di rappresentare il divino. Specie riguardo ad una fede che ha sempre avuto come capisaldi, la verità e la giustizia. Che è ciò che chiedo io da quarant’anni a questa parte».
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