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La storia
23 Ottobre 2023 - 14:51
Silvio Berlusconi e mister X
L'imprenditore piemontese Marco Di Nunzio, che sostiene di essere tra gli eredi di Silvio Berlusconi per via di un testamento non olografo e sottoscritto in Colombia poco più di due anni fa, è indagato dalla Procura di Milano. Il pm Roberta Amadeo e il procuratore Marcello Viola, titolari del fascicolo, dallo scorso luglio hanno iscritto Di Nunzio per falsità in testamento (articolo 491 del codice penale) in seguito a una segnalazione delle autorità diplomatiche colombiane. Attivo fra l’imprenditoria e la politica, quello di Marco Di Nunzio appare come un profilo piuttosto variopinto.
GLI EREDI DI SILVIO BERLUSCONI
Classe 1968, suo settore di competenza è quello dei cantieri navali. Originario di Torino, si è trasferito da qualche anno in Colombia, la nazione dove il nuovo testamento di Berlusconi sarebbe stato scritto, stipulato e successivamente addirittura vidimato dalla cancelleria del ministero degli Esteri. In Colombia Di Nunzio è anche consigliere della sezione locale del Comites, il comitato degli italiani all’estero. Molteplici – e di scarso successo – le sue avventure politiche in Italia, condotte soprattutto nel segno di simboli dai nomi strampalati. Nel 2010 si candidò come sindaco a Sestriere, presentandosi per le insegne della Fiamma Tricolore. Successivamente si mise in proprio, creando dal nulla liste sempre più improbabili. Nel 2011 cercò di presentarsi alle elezioni comunali di Torino, ma la sua lista Bunga Bunga venne bocciata.
Successivamente tentò la fortuna a Borgomasino, paesino del Canavese dove tirò addirittura in ballo il Tar per cercare di entrare in consiglio comunale attraverso il riconteggio dei voti ottenuti dal suo Movimento Bunga Bunga-Forza Juve. In mezzo, nel 2016, una condanna in primo grado a diciotto mesi di carcere subita dal tribunale di Torino per l’accusa di violazione della legge elettorale. Nel 2013, quando provò a presentarsi alle elezioni regionali in Lombardia sempre per la lista Bunga Bunga avrebbe fatto figurare fra i firmatari anche persone malate e analfabete. Il suo difensore, all’epoca, definì la candidatura di Di Nunzio “una provocazione” e annunciò ricorso in appello.
MARCO DI NUNZIO, PER ORA NON HA UN VOLTO
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