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Rivoluzione nell'automotive

Stellantis, 1,5 miliardi per comprare la "500 cinese". E intanto cede tre fabbriche

L'investimento in Leapmotor, la nuova piattaforma e cosa cambia per l'Europa (e Mirafiori)

Stellantis, 1,5 miliardi per comprare la "500 cinese". E intanto cede tre fabbriche

Stellantis  si compra la "500 cinese" e si prepara a portare le auto elettriche del Dragone in Europa, forse addirittura con una produzione dedicata, cui potrebbe essere destinata una parte di uno stabilimento italiano, mentre cede tre sue fabbriche proprio a una società cinese.

Il Gruppo ha infatti annunciato questa mattina un investimento di circa 1,5 miliardi di euro per acquisire il 21% di Leapmotor, un'azienda specializzata nella produzione di veicoli elettrici, con sede ad Hangzhou. Fondata nel 2015, Leapmotor ha fatto registrare nel corso del 2022 111mila consegne di veicoli BEV di fascia medio alta. Al momento ha tre modelli in produzione: la smart BEV T03 - guardate l'immagine e provate a dire se, al di là di essere una riedizione della Smart, non ha già una grande aria "di famiglia" con 500 o 600 -, il miglior SUV elettrico della categoria C11, e la berlina elettrica deluxe C01. Ma soprattutto di recente, a Monaco, ha presentato la sua tecnologia Cell-to-chassis, realizzando una piattaforma in cui le batterie sono integrate al telaio. Ed è questo che attira l'interesse di Stellantis, che punta tramite i 30 miliardi del piano industriale Dare Forward, a dare grande impulso alla produzione dei veicoli elettrici.

L'accordo annunciato oggi, invece, mira a potenziare le vendite di Leapmotor in Cina, sfruttando la solida presenza di Stellantis a livello internazionale per accelerare le vendite di Leapmotor in altre regioni, inizialmente in Europa. Inoltre, la partnership prevede la creazione di Leapmotor International, una joint venture guidata da Stellantis, con diritti esclusivi per l'esportazione, la vendita e la produzione dei prodotti Leapmotor al di fuori della Cina. La joint venture inizierà le consegne nella seconda metà del 2024, ma non è esclusa "una accelerazione" come dichiarato da Carlos Tavares.

"E' troppo presto per dire se produrremo le loro auto fuori dalla Cina, dipenderà da cosa Leapmotor mi chiederà. Potremmo farlo, ma dipenderà dai costi. Non deciderò io, sentirò il nostro partner. Valuteremo di volta in volta se sarà meglio produrre in loco anziché esportare il prodotto finito" dalla Cina, ha concluso Tavares.

La piattaforma potrebbe quindi essere utilizzata anche in Italia, con gli occhi degli analisti che puntano ovviamente sul cosiddetto "Polo dell'elettrico" rappresentato da Mirafiori. Dove, oltre alla realizzazione dell'hub dell'economia circolare e alla ristrutturazione delle Meccaniche, ci sarebbe l'intenzione di riutilizzare parte dell'immensa struttura dismessa dell'ex Fiat. Nelle scorse settimane, tra l'altro, erano circolati dei rumors secondo cui Stellantis si preparerebbe a cedere un suo stabilimento, o parte di esso. Potrebbe essere, semplicemente, la destinazione di un'area al nuovo soggetto nato dalla Joint venture.

Di certo al momento Stellantis deve cedere tre sue fabbriche proprio in Cina: si tratta degli stabilimenti di proprietà delle imprese associate Dongfeng Peugeot Citroën Automobile (DPCA), ossia l'azienda associata di Stellantis e Dongfeng Motors, che continuerà a produrre i modelli Peugeot e Citroen. Ha cessato di vivere, invece, già nei mesi scorsi, lo stabilimento ex Fiat a Changsha, il CGA Fiat, voluto da Sergio Marchionne e inaugurato nel 2012, dove venivano prodotti i modelli Jeep.

La penetrazione nell'impero del Dragone non è mai stata facile per i gruppi europei e lo spauracchio cinese è quello che viene agitato con maggiore preoccupazione dalle aziende del settore automotive, quelle dell'indotto. Il timore è che i prodotti cinesi, a prezzi concorrenziali, possano fare una dura concorrenza a quelli europei. 

"Non saremo il cavallo di Troia dei cinesi. Sosterremo le loro vendite per sostenere il nostro business: se aumenteranno le loro vendite e la loro quota, anche la nostra quota aumenterà di valore" ha detto Tavares, aggiungendo che "l'offensiva cinese c'è, che ci piaccia o meno. Almeno possiamo controllare l'espansione di un marchio cinese e possiamo guadagnarci, sia grazie ai profitti della joint venture, sia essendo azionisti con una quota intorno al 21% di Leapmotor".

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