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L'inchiesta

Filo spinato e cancelletti anti-tossici, periferia blindata contro il crimine

Ecco come i cittadini si difendono dal degrado: e ci sono anche i cancelli voluti dalla politica

Filo spinato in via Alimonda

Filo spinato in via Alimonda

Ci sono cancelli apparentemente inespugnabili, staccionate, transenne e persino soluzioni radicali come veri e propri muri. La periferia è da sempre l’ultima frontiera del degrado, dove i problemi trovano casa e dove gli inquilini sono ossi assai duri. Chi vive e lavora tra i quartieri Barriera di Milano e borgo Aurora lo sa bene e da anni si arma per contrastare il degrado. Sia privati che in periferia hanno investito fior di quattrini, sia cittadini impauriti che si sono trovati a contrastare ladri e delinquenti.

Le transenne di corso Giulio Cesare e corso Emilia

Le transenne

In corso Giulio Cesare e in corso Emilia, dopo anni di occupazioni abusive da parte dei senzatetto e dei clandestini, sono spuntate transenne e barriere per impedire alle persone di bivaccare e dormire per terra. O sopra materassi sporchi. Lasciando in eredità rifiuti, bottiglie e spazzatura.

Ci hanno pensato i proprietari della nuova palestra, la McFit, a metterci una pezza. Lo hanno capito a loro spese, dopo che nemmeno l’inaugurazione e le vetrine tornate a risplendere erano state in grado di allontanare una volta per tutte la disperazione di chi ha perso tutto ma non ha alcuna intenzione di lasciare quei portici. Dove, per altro, insistono anche altre attività.

I cancelli di via Aglié

Il filo spinato

Come detto c’è anche chi non si sente sicuro a dormire tra le mura amiche: il filo spinato sul balcone di via Alimonda, all’angolo con via Varese, racconta la paura di chi, in piena notte, si è svegliato di soprassalto a causa dei ladri. Prima di fuggire di casa e rifugiarsi in un bar. Storie di ordinaria paura e tensione, come quelle di chi - a un isolato di distanza - vive in via Aglié. Nella foto scattata di nascosto da un residente si intravede un uomo chino su un gradino. Si sta bucando sui gradini dove cominciano a spuntare i primi cancelli anti-tossici. Palliativi al degrado, pur sempre un tentativo di invertire una rotta che a volte sembra maledettamente segnata.

Cancelli in via Damiano, davanti allo Steiner

I cancelli

Altri cancelli, ma decisamente più grandi (circa tre metri), sono quelli montati in via Cigna, sul lungo Dora Napoli e vicino alla passerella dedicata a Carpanini. A protezione della pista ciclabile che passava a due passi dall’ingresso dell’istituto Albe Steiner. Inferriate collocate per sbarrare la strada ai tossici, chiudendo di fatto la pista ciclabile (trasformata in una narcosala a cielo aperto) al passaggio delle due ruote.

Un intervento del valore di 15mila euro, voluto dalla Circoscrizione 7, che ormai ha dieci anni alle spalle. Dieci lunghi anni in cui non si è trovata altra soluzione se non quella di chiudere un’intera stradina a doppia mandata, trasformando quello che doveva essere un vialetto al servizio degli studenti in una giungla di erbacce. Che poi non è altro che un sinonimo di abbandono.

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