Cerca

Moda

Dall'euforia del fast fashion all'etica del riutilizzo: la svolta verde che vogliamo cucire

Svolta eco-chic: come il "bonus riparazione" francese sta riscrivendo il futuro della moda!

Dall'euforia del fast fashion all'etica del riutilizzo: la svolta verde che vogliamo cucire

Si producono troppi rifiuti con un impatto ambientale devastante.  Dopo le plastiche ,il settore della moda e del tessile in generale è tra quelli che ne  producono di più ,con l’aggravante di essere di difficile riciclaggio. L’Unione europea, pertanto, già dal 2021 si è posta l’obiettivo di indirizzare il settore tessile-moda verso un sistema più sostenibile .

Negli ultimi anni gli acquisti di capi di vestiario sono aumentati in maniera esponenziale e la tendenza è quella di un’ulteriore crescita. I motivi di quello che sembra uno sviluppo inarrestabile degli acquisti sono molti. Intanto l’incremento delle vendite online, degli enormi investimenti pubblicitari del settore e il ventaglio dei prezzi che partendo da quelli molto alti dei marchi famosi arrivano ai prezzi veramente bassi e accessibili a tutti .

Anche per una falsa magnificazione di stili di vita  consumistici si acquistano ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di abbigliamento e scarpe. L’acquisto compulsivo, con la logica dell’usa e getta, ha come rovescio della medaglia la produzione abnorme di rifiuti specifici. Si trovano al prezzo di uno o due euro degli articoli di abbigliamento ,di provenienza cinese ,di bassa qualità che potrebbero arrivare dal lavoro forzato imposto  nei lager agli Juiguri dal governo comunista cinese o dai falansteri del lavoro servile e minorile nel Bangladesh. Bisognerebbe, per una questione etica, almeno evitare di acquistarli. Anche un occhio non esperto comprende che probabilmente il prodotto di scarso valore  costa più alla collettività  smaltirlo di quanto costi al privato acquistarlo.

Sono lontani i tempi di quando i capi venivano riparati in casa con ago e filo o portati dai sarti addetti alle riparazioni allungando i tempi di utilizzo e la vita dei capi di abbigliamento. Ma occorre porre un freno a questo fenomeno. Per questo cominciano ad essere messe in atto misure per la riduzione dei rifiuti. Le maggiori case di moda stanno studiando e mettendo in opera capi studiati per durare, essere riparati, riutilizzati e riciclati. Intanto si sta portando avanti la responsabilità estesa del produttore con l’obbligo di raccolta della frazione tessile.

Da parte degli stati per incrementare l’economia circolare nel settore si segnala per adesso la Francia ,con il “bonus riparazione” che potrebbe essere un utile apripista per gli altri stati europei.

Che la chiave della sostenibilità passi per il riuso e non solo che per i nuovi materiali,  la Francia lo ha capito bene. Il consumo di abbigliamento e calzature è aumentato molto negli ultimi anni, con 700mila tonnellate di prodotti acquistate ogni anno, di cui più di 260mila vengono però buttate via.

Così, dopo il bonus elettrodomestici, Parigi lancia il bonus riparazione anche per abbigliamento e calzature. In questo modo, i consumatori possono accedere a sconti per riparazioni effettuate da professionisti autorizzati. Un programma “positivo per l’ambiente, ma anche per il potere d’acquisto“, spiega il ministro per la Transizione ecologica, Christophe Béchu, in un video.

Abiti e scarpe potranno quindi essere consegnati in uno dei 600 punti di riparazione autorizzati a livello nazionale (il governo ha reso disponibile un elenco sul sito bonusreparation.fr) e verrà applicato automaticamente uno sconto sul prezzo della riparazione. Sette euro per un buco, uno strappo o una lacerazione in un capo di abbigliamento, 25 euro per le scarpe in pelle.

Elsa Chassagnette

I bonus possono essere cumulati fino a un limite del 60% del prezzo della riparazione e ogni consumatore potrà portare tutti i pezzi da riparare che desidera. Ma dovrà trattarsi di una riparazione e non di una modifica, avverte Elsa Chassagnette di Refashion, l’organizzazione ecologica che pilota il Fondo di riparazione e che è stata incaricata dal governo di aiutare l’industria a muoversi verso un’economia più circolare.

Al Fondo di riparazione sono stati assegnati 154 milioni di euro per il periodo 2023-2028, finanziati esclusivamente con fondi privati. Il budget sarà utilizzato per finanziare il bonus e la comunicazione, oltre a campagne di sensibilizzazione dei consumatori sulle riparazioni e corsi di formazione per i riparatori autorizzati. Nell’ambito dello schema Epr (responsabilità estesa del produttore), basato sul principio “chi inquina paga”, ogni marchio di moda versa un eco-contributo a Refashion, che dovrebbe generare un miliardo di euro nel periodo 2023-2028. Nel 2019 sono stati riparati 16 milioni di capi. Con il bonus, Refashion spera di portare questa cifra a 21,6 milioni entro il 2028.

Attendiamo con ansia iniziative simili dal governo italiano . E’ il momento di agire .Occorre porre un freno all’immane produzione di rifiuti con misure concrete come quelle francesi e diffondere capillarmente la cultura del riutilizzo e della sostenibilità.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.