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L'INCHIESTA

Sempre più giovani, con meno speranze. Altri 5mila “emigrati” in fuga da Torino

Continuano a crescere le comunità italiane all’estero e dal Piemonte si punta ancora all’Argentina. Allarme di Caritas Migrantes: «L’emigrazione sembra in calo nei dati, ma crescono i “clandestini” dall’Italia»

Sempre più giovani, con meno speranze. Altri 5mila “emigrati” in fuga da Torino

Sempre più giovani, meno convinti di potersi realizzare in Italia nonostante un “benessere” che, altrove, appare meno complesso da raggiungere per chi se lo è posto come obiettivo. Per questo, solo lo scorso anno, altre 20mila persone hanno scelto di vivere fuori dai nostri confini e, per le più svariate ragioni, si sono iscritti all’Anagrafe degli italiani all’estero. Emigranti, si sarebbe detto una volta che, ancora oggi, ripopolano e, allo stesso tempo, ringiovaniscono l’Italia fuori dall’Italia.

Torino e Piemonte
C’è anche Torino, però, sparpagliata nel mondo. Una città che, se lo scorso anno contava 142.715 residenti all’estero di cui il 47,9% donne, oggi vede almeno 147.793 iscritti all’Aire con le radici di famiglia ben piantate all’ombra della Mole Antonelliana. Rispetto allo scorso anno, almeno, 5mila in più secondo l’annuario statistico compilato ogni anno da Caritas Migrantes. Se si allarga l’orizzonte e si estende lo sguardo ai nostri emigrati dal Piemonte, invece, i numeri si fanno decisamente più alti. La “comunità” residente all’estero, infatti, è passata da 336.119 a 347.302 cittadini. Oltre 11mila in più rispetto al “dossier” del 2022. Di questi, almeno un terzo, vive in Argentina che domina la classifica dei 25 Paesi esteri con la maggiore presenza di piemontesi con 107.257 presenze, seguita da Francia e Svizzera, su un ipotetico podio e, poi, ancora Spagna, Regno Unito e Uruguay per tornare a sorvolare l’Atlantico e puntare al Sudamerica.

Sempre più giovani
L’Italia all’estero ringiovanisce costantemente. Il 23,2% - oltre 1,3 milioni - dei residenti iscritti all’Anagrafe italiana per i residenti all’estero ha tra i 35 e i 49 anni, un quinto - più di 1,2 milioni - tra i 18 e i 34 anni. Il 40,4% è nato all’estero da italiani. In prevalenza il livello di istruzione è medio-alto: circa il 58% possiede almeno il diploma). Partono inoltre sempre più donne, il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero. Le comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (oltre 921 mila iscritti, il 15,5% del totale), Germania (oltre 822 mila, il 13,9%), Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%).

I nuovi "clandestini"
Consultando le “serie storiche” degli annuari dell’emigrazione italiana all’estero, anche solo degli ultimi anni, viene il dubbio che il fenomeno - per quanto in crescita - almeno nei numeri ufficiali sia in calo. Una diminuzione che non dipende soltanto dal numero di partenze vero altri Paesi, anzi, ma dall’aumento dei “clandestini” che non si registrano all’Anagrafe italiana residenti all’estero - Aire. In un anno, infatti, arrivavano anche a 260mila e più della metà erano per espatrio dato che, l’anno passato, si sono iscritti per la stessa regione 82.014 italiani: -2,1% rispetto all’anno precedente. Da qui l’impressione, sempre secondo il rapporto Caritas Migrantes, che questo possa dipendere anche da ritardi nelle ripartenze oltre al fatto che molti “emigrati” soprattutto per lavoro continuino a tenere un piede anche in Italia. E questo non ottemperando all’obbligo di iscrizione all’Aire contribuendo alla crescita dei “moderni clandestini” anche all’interno dell’Ue.

«Sono fuggito dall'Italia dieci anni fa, ora dirigo la mia casa editrice»
Gabriele Nero oggi dirige la casa editrice internazionale El Doctor Sax. Sta ripartendo da Torino – dove ancora vive sua madre e conserva diversi rapporti commerciali – per la “sua” Valencia e la libreria che, ormai, gestisce da dieci anni. Tanti ne ha festeggiati appena due sabati fa. «Un piccolo miracolo, se vogliamo, ma frutto dell’impegno e di una continua ricerca di nuovi obiettivi da raggiungere» confessa, mentre sfoglia le fotografie della festa che ha tenuto per il decennale, con “reading” e presentazioni dei suoi nuovi autori. Che non hanno nomi e cognomi soltanto italiani, dal momento che dopo aver scoperto talenti «tanto nella capitale, quanto nella più profonda provincia» ha spostato il baricentro della sua «linea editoriale» a chiunque abbia qualcosa da narrare, anche in altre lingue. Un po’ come il suo mito Lawrence Ferlinghetti, che ha incontrato poco prima del centenario proprio a San Francisco, Gabriele Nero. In questi dieci anni le difficoltà sono state parecchie: dalla pandemia, al fatto di essere comunque in un paese che non è il tuo, lontano da famiglia e affetti che possano sostenerti a livello pratico ed emotivo. Il mondo contemporaneo è cambiato e all’idea de radici, penso si debba più pensare al rizoma, come teorizzava Deleuze, ovvero la capacità che hanno alcune piante di crescere e muoversi sottoterra per dare vita ad altre piante autonome, indipendenti, un po’ come la nostra realtà editoriale, che prova a connettere realtà culturali diverse e a crearne di nuove».

«Ho fatto famiglia in Olanda ma ci sentiamo tutti italiani»
«Far crescere nostra figlia Vittoria con gli ideali e i valori della nostra tradizione italiana, ma con uno sguardo aperto al mondo, all'internazionalità». Antonio Danisi, 41 anni, se immagina il futuro della sua bambina e della compagna Diana, aggiunge solo un particolare in più a questa descrizione. «Tornare più spesso in Italia». Nato a Torino opo aver studiato anche in Cina e aver lavorato presso una importante multinazionale in Olanda, Antonio ha scelto Amsterdam dove tutt’ora continua nella propria carriera. Nonostante le difficoltà non manchino. «Vivo da dieci anni all’estero e l’ho fatto per la mia carriera lavorativa, volevo lavorare in un ambiente internazionale, con la possibilità di vedere e vivere dinamiche lavorative che in Italia non ci sono». Insomma, «un percorso di crescita personale e conoscenza di altre culture e tradizioni». Ma le differenza con il proprio Paese d’origine sono anche altre. «La possibilità di carriera che alle donne non è preclusa, anzi. Anche nelle piccole cose, le differenze sono molte: c’è più sicurezza in strada, anche in questo caso soprattutto per le donne e nelle aziende non ci sono atteggiamenti “patriarcali”. E poi, l’onestà dei cittadini, per questo abbiamo servizi decisamente migliori». E questo senza contare la possibilità di costruirsi una solida situazione economica. «Anche qualche rammarico non manca. «L’assenza della famiglia e dei genitori e la spesa per i biglietti aerei quando vogliamo tornare a casa» E qualche difficoltà non manca «anche nell'avere una comunità di amici fissa: molti tornano in Italia o vanno altrove».

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