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Il giallo

Scomparsa in Sardegna, l'appello della figlia: «L'hanno uccisa, indagate ancora»

La Procura vuole archiviare il caso ma Laura Rizzi non ci sta e si oppone

mamma silvana scomparsa

Laura Rizzi e la mamma Silvana Gandola poco prima di scomparire nel nulla su una spiaggia della Sardegna

Silvana Gandola era scomparsa nel nulla il 28 marzo 2021, mentre passeggiava sulla sabbia finissima di San Silverio, ad Aglientu (Sassari): «Mi sono voltata e non l’ho più vista» aveva raccontato la badante che era con lei sulla spiaggia. Poi, il 29 gennaio, i resti della 78enne torinese erano stati trovati in mezzo a una fitta boscaglia: «E’ impossibile che sia arrivata lì con le sue gambe» è convinta la figlia, Laura Rizzi. Che, da 2 anni e mezzi, si batte per avere risposte: nei mesi scorsi è riuscita a opporsi all’archiviazione chiesta dalla Procura di Tempio Pausania, facendo riaprire l’indagine per omicidio e occultamento di cadavere. Ma ora i magistrati hanno di nuovo deciso di archiviare: «Io sono allibita e arrabbiata, non ci sto  - si sfoga la figlia - Ho già inviato tutti gli atti ad avvocati e consulenti perchè ci opporremo e chiederemo di continuare a indagare».

Due anni di misteri

In questa battaglia la signora Rizzi è affiancata dall’avvocato Nicola Nettis: «Ci sono troppe incongruenze in questa storia. A partire dalla ricostruzione della badante, che ha raccontato di una passeggiata sulla spiaggia a 40 chilometri di distanza dalla casa dove le due donne si erano trasferite. Hanno percorso strade sterrate e disastrate a piedi, nonostante la spiaggia fosse a due passi in un parcheggio. Poi mi ha chiamato per dirmi che si erano perse, concludendo la telefonata con “speriamo che non ci rapiscano”. Durante la giornata non ha mai risposto alle mie innumerevoli telefonate durante la giornata e mi ha comunicato la scomparsa di mia mamma soltanto la sera».


Nonostante ricerche approfondite, i resti dell’anziana torinese sono stati ritrovati soltanto 10 mesi dopo la scomparsa. Ma non tutti: «C’erano il cranio, il femore e altri frammenti, risultati sicuramente di madre attraverso le analisi del Dna - riporta ancora Rizzi - Ma mancano 205 ossa. Poi c’erano la giacca, borsa e il pantaloni rivoltato, con segni del tutto incompatibili . E le ballerine: era impossibile camminare con scarpe simili in mezzo a quei rovi. E c’era parte della dentiera dentro il borsellino, dove lei non l’avrebbe mai messa».


Sulla base di queste incongruenze l’avvocato e la figlia si sono rivolti all’antropologa Chantal Milani, alla criminologa Roberta Bruzzone e al geoarcheologo forense Pier Matteo Barone: «Grazie alle loro relazioni, il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura e ha concesso altri mesi per indagare sulla vicenda». Salvo chiudere di nuovo il caso in questi giorni: «Da mesi chiedevamo di sapere come stava andando l'inchiesta ma non abbiamo mai ottenuto risposte, fino alla notifica della richiesta di archiviazione - insiste Rizzi - Non sono neanche state accertate la causa e la data della morte. E nessuno ha mai cercato le ossa che mancano».

Le ipotesi della figlia
Ma cosa può essere successo quel giorno di due anni fa? «Finora si è creduto all’allontanamento volontario di mia madre, come ha detto la badante - considera Rizzi - Ma nessuno è riuscito a convincermi che sia andata così».
Cosa può essere successo? «Forse mamma è tornata verso l’auto e qualcuno l’ha intercettata. Oppure ha visto qualcosa che non doveva vedere. O magari c’è stato un litigio finito male. Di certo la scena del ritrovamento non torna, forse mia madre è morta da un’altra parte e poi il corpo è stato spostato lì».

Al di là della possibile archiviazione dell'indagine su omicidio e occultamento di cadavere, resta aperto un fascicolo a parte per abbandono di persona incapace: «Speriamo che almeno quella vada avanti ma io sono allibita e arrabbiata, non torna niente di questa storia. Ci opporremo all'archiviazione perché continuiamo a essere convinti che mia madre sia stata uccisa».

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