Cerca

IL CASO

«L’ospedale Regina Margherita sarà un'azienda autonoma»

La decisione del Consgilio regionale scatena le polemiche della minoranza. Icardi: «Lavoriamo da un anno per evitare intoppi. I costi? Verranno ammortizzati»

Regina Margherita ospedale

L’ospedale Regina Margherita di Torino sarà un’azienda sanitaria autonoma dalla Città della Salute, della quale aveva fatto parte finora insieme agli ospedali Molinette, Cto e Sant’Anna. La decisione è stata approvata a maggioranza dal Consiglio regionale del Piemonte: «Lo scorporo dal Parco della Salute - ha detto l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, poco prima del voto - consentirà al Regina Margherita quella autonomia organizzativa e amministrativa necessaria per rispondere al meglio ai nuovi bisogni dell’area pediatrica. Per la Regione Piemonte, vuol dire mantenere l’impegno a costituire un presidio ospedaliero d’eccellenza interamente dedicato all’area materno-infantile, valorizzando il percorso fin qui svolto da questo ospedale e riconosciuto a tutti i livelli, alla pari dei più importanti presidi pediatrici nazionali».

L'ESULTANZA DEL PRESIDENTE CIRIO

«Era un impegno - rimarca il governatore del Piemonte, Alberto Cirio - che ci eravamo presi fin dalla campagna elettorale e che oggi arriva a compimento: garantire all’ospedale Regina Margherita le sue specificità per l’eccellenza nella cura dei bambini che hanno bisogno di cure e assistenza specifici. La nuova Aso potrà dare ancora maggiore solidità al percorso per il riconoscimento di Irccs che renderà l’ospedale di Torino sempre più un riferimento a livello nazionale e internazionale nella cura dei più piccoli». Cirio siglerà il decreto di costituzione della nuova azienda ospedaliera nei prossimi giorni, e la nuova realtà sarà attiva da gennaio.

LE POLEMICHE DELLE MINORANZE

Forti perplessità sull'operazione sono state espresse dalle minoranze. Per il capogruppo Pd Raffaele Gallo, intervenuto con Daniele Valle e Maurizio Marello annunciando la non partecipazione al voto dei Dem, «si tratta di un'operazione che non si integra in una visione complessiva della sanità piemontese e appare incerta dal punto di vista della sostenibilità finanziaria». Francesca Frediani (Up), annunciando a sua volta la non partecipazione al voto, ha espresso dubbi «sul rapporto che si verrà a creare tra questa nuova realtà e la rete territoriale pediatrica, che rischia di lasciare gran parte della Regione senza copertura per la medicina d'emergenza". Silvana Accossato (Luv) ha definito il progetto »fragile, dal momento che oggi l'occupazione dei posti letto è del 66%, quella delle sale operatorie è del 67% e i ricoveri annuali sono 13mila: una realtà ben lontana da altri ospedali infantili italiani». Per Giorgio Bertola (Ev), che non ha partecipato al voto, «la discussione avrebbe richiesto qualche riflessione e approfondimento in più soprattutto dal punto di vista dei costi». Sean Sacco (M5s) ha espresso il timore che «il disegno sia un modo per diminuire sempre più l'importanza delle nuove strutture pubbliche e aprire le porte ai privati».

LA RISPOSTA DELL'ASSESSORE ICARDI

«La Città della Salute di Torino - ha detto Icardi - con 10mila dipendenti e quattro ospedali è la più grande azienda sanitaria d'Italia. Quindi o siamo noi dei precursori di modelli nuovi, oppure c'è una ragione per non fare aziende con un livello di complessità tale da rendere estremamente difficile mantenere un buon controllo sulla loro gestione. Quando nel passato sono stati fatti gli accorpamenti, abbiamo visto che a parità di servizi le spese sono aumentate. Gli accorpamenti - ha sottolineato - erano stati fatti da una giunta di centrodestra, ma alla luce di alcuni anni di sperimentazione di tale modello è emerso che sarebbe stato meglio non farli». «C'è poi anche - ha aggiunto l'assessore - un altro tema, quello che i bambini hanno bisogno di cure diverse rispetto agli adulti: l'autonomia potrà quindi portare maggiore attenzione per i piccoli pazienti». «Il precedente accorpamento - ha sottolineato - era stato fatto da una giunta di centrodestra, ma alla luce di alcuni anni di sperimentazione di questo modello è emerso che probabilmente sarebbe stato meglio non farlo». «Per questa operazione - ha spiegato - abbiamo fatto un progetto molto articolato che prevede un distacco graduale. Se ci saranno maggiori costi, e al momento prevediamo solo quello per il direttore che dovremo nominare, saranno ammortizzati dagli efficientamenti. In partenza ci sarà una serie di convenzioni, con gradualità si arriverà poi a un distacco completo. Abbiamo lavorato un anno per evitare qualsiasi intoppo: credo che sia stato fatto tutto ciò che andava fatto».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.