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IL REPORTAGE

Invisibili nella città che brilla per Natale

La nostra cronista accompagna i volontari di Leonardo Onlus in un lungo giro di aiuto ai senza tetto

Invisibili nella città che brilla per Natale

La Leonardo Onlus è un gruppo di persone, volontari per i senzatetto. Da circa 10 anni 2 volte a settimana si ritrovano nel parcheggio della fermata metro 18 Dicembre. Si dividono in 3 gruppi e smistano in carrelli e contenitori termici viveri, coperte, vestiti, cibo e bevande calde. Poi si dividono. Un gruppo resta nei pressi di via Cernaia, uno va verso Porta Nuova, un altro verso Porta Palazzo, e sarà quest’ultimo che scegliamo di affiancare nel lungo giro.

I volontari ormai conoscono quasi tutti i senzatetto che incrociano per strada. E sono molti. Ogni gruppo arriva a “coprire” anche 50 persone in una sera. Al parcheggio di piazza 4 Marzo ad esempio, li aspettano in tre. A loro consegnano calze e mutande nuove, pasta, un tiramisù, mele e the caldo. Uno di loro è malato. «Non ho intenzione di iniziare la chemio finché sono per strada: non voglio una casa tutta mia, la divido con i miei fratelli se me la danno. Ma così come sto messo ora no», spiega uno di loro. Il giro prosegue, verso le Porte Palatine. Qui ci sono due uomini a pochi metri di distanza tra loro, uno sotto un porticato di un palazzo. «Il vento di questi giorni è stato un incubo. Ho avuto paura…». A lui vengono donati una calda sciarpa di lana ed un cappello, oltre calze e mutande e viveri. Proseguendo, si trovano letti improvvisati su cartoni, vecchie coperte. I senza tetto di Torino sono una comunità eterogenea, variegata. Tra loro ci sono tossicodipendenti, alcolizzati. Pipette per il crack, cartoni di vino del discount, odore di marijuana. Ma anche persone con la voglia di un riscatto, con giacigli poveri, ma puliti. Ai volontari questi approcciano con estrema educazione. Ai Giardini Reali , ad esempio, uno di loro vive con una cagnetta nera, di nome Diana. «Ero un cuoco. Ho perso tutto. Vorrei stare in dormitorio, ma l’unico dove mi concedono di andare è in via Traves». E quella struttura di container la nominano spesso i senza tetto. Ma li non vogliono andarci. C’è chi dice sia pericoloso e chi non vuole lasciare i suoi pochi averi, stracci e coperte, per paura di non ritrovarli. In molti lamentano la poca vicinanza col centro città, unica zona dove riescono a elemosinare qualcosa e dove i volontari passano spesso.

Anche Coco è per strada, una donna giovane originaria della Costa d’Avorio. Coco parla di insicurezza ed abusi verbali in alcune strutture. Ecco perché preferisce vivere in strada, nonostante per una donna sia ancora più pericoloso. C’è Marco vicino al Teatro Regio. A lui era stato dato un posto in una struttura, in quanto la sua situazione mentale non è rosea, ma ne è scappato. Vuole stare in strada e non sente ragioni. C’è Paul, di fronte al Duomo. Lui è un uomo di Dio. Vive all’aperto e si occupa dei clochard. Ritira per tutti quelli che verranno a dormire più tardi le buste con il cibo che i volontari preparano. Oggi ci sono eccezionalmente anche le caramelle. «Sono giorni di festa», è il commento di Paul. Poi va a sdraiarsi, sotto un soffitto fatto di stelle. Domani è un altro giorno.

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