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1 gennaio 1974 - 1 gennaio 2024

50 anni fa il disastro dell’Itavia. Così Caselle ricorda i 38 morti

Una mostra, una messa e una rotonda per la commemorazione

50 anni fa il disastro dell'Itavia a Caselle

50 anni fa il disastro dell'Itavia a Caselle

Una mostra, una messa e un “referendum” per un’opera d’arte per non dimenticare. Esattamente 50 anni fa, l’1 gennaio 1974, a Caselle precipitò un aereo passeggeri, il volo Itavia IH897. Una tragedia che, complice il tempo, è ignorata da molti che sono nati dopo quella data e che magari ricordano più facilmente l’Antonov finito contro una cascina di San Francesco al Campo nel ‘96, per non parlare della Freccia Tricolore precipitata questa estate. Tragedie che erano state “anticipate” da quella di 50 anni fa, in cui persero la vita 38 persone.

Per ricordare a tutti cosa avvenne quel giorno, il Comune di Caselle ha organizzato alcune iniziative. In particolare, è stata allestita una mostra fotografica nei locali dell’ex scuola Collodi di via Guibert, dove foto e giornali d’epoca raccontano ai visitatori l’orrore di quel giorno. La mostra, inaugurata due settimane fa, sarà aperta al pubblico ancora a gennaio, venerdì 5 (ore 10-12), mercoledì 31 e i sabati 13, 20 e 27 (ore 10-12 e 15-17).

Proprio nell’ambito della mostra, i visitatori potranno esprimere la propria preferenza tra le proposte di allestimento della rotonda di via degli Alpini, scegliendo l’opera d’arte preferita tra le due in gara “In memoria del 1° gennaio 1974”. Non è tutto. Domani, alle 10.30, presso la chiesa di Santa Maria si terrà la Messa di Capodanno con l’intento di commemorare le vittime della tragedia: «Un momento di preghiera e riflessione particolarmente significativo per onorarne la memoria».

COSI' CADDE L'AEREO

Il volo Itavia IH897 era effettuato con un jet Fokker F28-1000, che precipitò durante la fase di avvicinamento finale alla pista 36 dell’aeroporto di Caselle. Quella piemontese era una tappa intermedia. L’Itavia infatti era decollato alle 10.30 da Cagliari Elmas per fare scalo prima a Bologna e poi a Torino prima di raggiungere la propria destinazione finale: Ginevra. La tragedia avvenne poco dopo le 13.30: l’aereo stava atterrando quando, complice la nebbia e la scarsa visibilità (900 metri sulla pista 36), prima toccò la cima di un pioppo, a circa 15 metri di altezza, poi entrò in collisione con la parte superiore di un capannone in costruzione. L’urto provocò il distacco del flap dell’ala destra e la rottura della superficie alare inferiore. Per il pilota, in quelle condizioni, controllare l’aereo era impossibile: il Fokker iniziò una rotazione a destra fino a quando l’ala e i piani di coda colpirono il suolo e si staccarono dall’aereo. Mentre il velivolo continuava a ruotare anche l’ala sinistra colpì il terreno e si staccò dalla fusoliera che a sua volta si schiantò a terra e rovesciata e si fermò contro una cascina tra via Venaria e via Accossato, a circa 3.700 metri dalla pista di atterraggio. Nello schianto morirono 38 persone: 35 passeggeri (su 38 totali) e 3 membri dell’equipaggio su 4.

Le inchieste, avviate successivamente, partirono dall’analisi del Flight Data Recorder, che risultò danneggiato, e del Cockpit Voice Recorder oltre che dalla testimonianza dell’unico superstite dell’equipaggio. Alla fine, si stabilì che la responsabilità era da individuare in un duplice errore dei piloti, che trascurarono di verificare l’altimetro e uscirono dal “sentiero di discesa” perdendo il riscontro del radar cercando l’approccio visivo con la pista.

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