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Il caso
09 Gennaio 2024 - 07:00
In un caso l’ha picchiata con una bottiglia di birra, in un altro le ha passato un coltello fra i capelli: «Non aver paura, è solo uno scherzo» le diceva. Peccato che, in altre occasioni ancora, l’abbia insultata, aggredita e strangolata. E infine minacciata con frasi come: «Sei mia, non puoi uscire di casa senza di me» e «Se vai via, vengo in Romania e ti ammazzo».
Di accuse come queste, purtroppo, i tribunali si occupano ormai di continuo. A fare la differenza, qui, è chi ne deve rispondere: si tratta di un erede della famiglia Lancia, da cui discende anche la nota casa automobilistica. Il 40enne Jo Francesco Barlaam è il figlio di Giovanna Boglione, che il 27 settembre 1996 uccise a coltellate sua madre Eleonora Lancia nella villa di famiglia sulla collina di Moncalieri. Ma evitò il carcere a causa della sua infermità mentale.
Adesso tocca al figlio essere al centro delle cronache, anche se le accuse nei suoi confronti vanno indietro nel tempo: nel 2012 colpito la gamba della fidanzata con una katana, spada giapponese simile a una sciabola, mentre sei anni dopo è finito a processo per stalking. E intanto ha patteggiato una condanna per lesioni e sequestro di persona. Ieri, invece, il pubblico ministero Marco Sanini ha chiesto una condanna a due anni e sei mesi per tutto quello che ha fatto all’ex convivente. I reati contestati sono maltrattamenti e lesioni aggravate, cui si aggiunge la detenzione abusiva di armi: teneva in casa vari strumenti atti all’offesa, oltre a un fucile e due pistole da “soft air” (lo sport che simula sfide militari). Che sarebbero state in regola se avessero avuto il prescritto tappo rosso di sicurezza.
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