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IL REPORTAGE
11 Gennaio 2024 - 07:00
«Franco, vammi a prendere una bottiglia d’acqua alla macchinetta, per favore». Il fiato corto, la faccia smunta e il viso pallido. La signora Anna, 73 anni, chiede al genero una gentilezza con il pudore di una bambina. Buttata, come un cencio, sopra una barella di un grande ospedale di Torino. Nel corridoio di un pronto soccorso da cui la si intravede già entrando, incorniciata da un facchino che trasporta bombole di ossigeno e il carrello che ha dimenticato l’inserviente delle pulizie. Che sia il Maria Vittoria o il reparto di emergenza delle Molinette, poco cambia. Perché la storia è la stessa anche al Mauriziano, dove per tutta la mattinata ci saranno in fila, ogni ora, almeno 90 pazienti in attesa o sotto cura. Una goccia nel “mare magnum” dell’ondata di contagi per influenza che, già negli scorsi giorni, facevano registrare un’impennata del 25% in fatto di richieste di attenzione o di ricovero da parte di ammalati. Perché, secondo il sindacato Simeu, soltanto in Piemonte sarebbero almeno 500 i pazienti in attesa su una barella in corridoio. Il 40%, almeno, concentrato soltanto sugli ospedali cittadini. Il resto - più del 20% in provincia di Torino - spalmato sul resto dei pochi reparti nel resto della regione.
«Denunciamo da mesi»
Sono mesi che, a riguardo, si alzano gli allarmi dei sindacati di categoria. In prima linea, appunto, ci sono molti medici afferenti la Società italiana della medicina di emergenza e urgenza, presieduta da Fabio De Iaco. «Nei pronto soccorso funzioniamo come una valvola di sfogo di un sistema che non funziona, che risulta insufficiente sia per posti letto sia per l'assistenza domiciliare» spiega De Iaco evidenziato come sia «normale» che accadesse visti i presupposti, ma ora i pronto soccorso sono «sotto stress». A livello di organico, innanzitutto. «Le nostre problematiche di carenza di organico e strutture inadeguate non sono minimante cambiate negli ultimi anni».
Viaggio in barella
Ed ecco, allora, che ci troviamo davanti distese di barelle «con evidente difficoltà a garantire assistenza dignitosa a tutti i pazienti». E tutti, pare, potevano prevederla. «Così collassiamo. Non è certo una cosa che non ci aspettavamo visto il picco di influenza, fermo restando il fatto che stanno continuato a diffondersi anche altri contagi senza escludere il Covid» confermano al “triage” delle Molinette alla Città della Salute e della Scienza di Torino. Intanto chi aspetta al Mauriziano, sonnecchia. «Dorme da stamattina, da come puzza potrebbe essere un senzatetto» commenta una signora in attesa con il “codice bianco” di chi, secondo l’accettazione, non dovrebbe avere premura. «Eppure sono due ore che aspetto e non so nemmeno con chi parlare». Insomma, la stessa scena che la sanità pubblica nei pronto soccorsi affronta tutti gli anni. «Specie dopo il Covid e con la riapertura delle scuole» puntualizzano dal Maria Vittoria dove in molti si stanno rivolgendo in assenza del medico di famiglia. «E’ in ferie. C’è il sostituto o, forse, il sostituto del sostituto. Non ci resta che venire al pronto soccorso, non crede?».
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