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L'ALLARME
12 Gennaio 2024 - 16:30
"Mirafiori rischia di diventare una nuova Ilva con la perdita dell'industria automobilistica a Torino, bisogna produrre più modelli e aprire ai produttori stranieri". Così Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte, interviene a 13 anni dal referendum che il 13 gennaio 2011 spaccò i lavoratori di Mirafiori e aprì una lunga stagione di conflitti con l'azienda e tra i sindacati.
Tensioni che negli anni sono aumentate, tra scioperi e blocchi del lavoro: "Mirafiori è chiusa da un mese, lunedì dovrebbe ripartire la produzione della 500 elettrica ma non c'è nulla di sicuro" spiega il segretario generale Fiom di Torino, Edi Lazzi. "Nel 2023 la produzione è calata ancora rispetto all'anno precedente e non è stato centrato l'obiettivo di produrre 80mila Fiat 500 elettriche. Da 16 anni - aggiunge - si producono meno di 100mila auto".
L'unico elemento positivo, per il segretario: "E' che per la prima volta dopo 13 anni c'è un documento sindacale unitario in cui diciamo tutti, per la prima volta dal referendum, le stesse cose".
I segretari generali Fiom Torino e Cgil Piemonte, Edi Lazzi e Giorgio Airaudo
Durante il convegno sono intervenuti anche i delegati sindacali dei vari comparti, presse, carrozzerie ed enti centrali, che hanno ripercorso la storia recente di Mirafiori: "La situazione dai tempi di Marchionne è ancora peggiorata, lui voleva togliere potere ai delegati sindacati ma noi ci siamo opposti, ma adesso c'è la stessa volontà". "Ma la responsabilità - ha aggiunto Airaudo -, non è di Marchionne ma della proprietà".
I delegati sindacali Fiom-Cgil
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