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VERSO IL PROCESSO
17 Gennaio 2024 - 04:30
Marco Nebiolo e il luogo in cui è stato aggredito
Si è presentato davanti al pubblico ministero Daniele Iavarone e, sostanzialmente, ha ammesso quello che ha fatto intorno alle 13 di venerdì 24 novembre: «Sì, ho tirato un pugno a Marco Nebiolo» ha spiegato il 16enne indagato per le lesioni aggravate ai danni dell'agente immobiliare picchiato dopo un incidente stradale in corso Unità d'Italia. Ma resta il giallo su cosa lo abbia spinto a scagliarsi contro di Nebiolo, che intanto è stato dimesso dall'ospedale di Cto con una prognosi di 60 giorni. E presto le indagini potrebbero concludersi, visto che la Procura dei minori potrebbe chiedere il giudizio immediato del ragazzino.
Sono passati quasi due mesi da quando la Fiat Grande Punto di Nebiolo è stata tamponata al semaforo davanti al Museo dell’automobile. Poco dopo è iniziata una discussione con le tre persone a bordo della Citroen Xsara coinvolta nell'incidente. Tra loro anche un ragazzo di 16 anni che, poco dopo, ha sferrato un pugno a Nebiolo. Il quale è crollato a terra, ha battuto la testa e ha riportato gravi ferite. Ora sta meglio, per fortuna. Non solo sua: il giovane aggressore avrebbe rischiato conseguenze più gravi dal punto di vista penale, come l'accusa di omicidio preterintenzionale (se il 47enne fosse morto sull'asfalto di corso Unità d'Italia).
Dopo appelli e indagini, la polizia locale e i carabinieri sono risaliti al ragazzino e alla madre. Lei ha difeso pubblicamente il figlio, oltre a comunicare che il 16enne ha filmato i momenti precedenti all’aggressione: «Io sono scesa, ho aperto la portiera dell’altra auto e ho urlato “Che c... fai?” a quel signore perché aveva accelerato e poi frenato di colpo - è la tesi della signora - Poi ci siamo calmati. Ma mio figlio dice che Nebiolo lo ha aizzato, dandogli una spallata. Lui ha reagito con quel pugno». E il 47enne è finito a terra: «Io avevo già chiamato il taxi, è arrivato in quel momento e siamo andati via. Avevo paura, mi sono detta: “Andiamo via prima che quel signore si alzi e si ammazzino”. Mio figlio ha sbagliato però non ha massacrato nessuno, per fortuna: è stato un cazzotto. Ringrazio Gesù Cristo che quel signore è vivo».
Nel frattempo Nebiolo è stato sentito dai carabinieri su delega di Daniele Iavarone, il pubblico ministero della Procura dei minorenni che indaga sull’aggressione. Ha ripercorso l’incidente e le botte sulla carrozzeria della Grande Punto, con lui spaventato e chiuso dentro l’abitacolo. Ma ricorda poco del momento dell'aggressione. Che, invece, è stata riferita nei dettagli dal 16enne, che si è presentato davanti agli inquirenti con le sue legali, gli avvocati Annamaria Salvagnini e Rosa Venerina Salonia. Ha fornito la sua versione dei fatti, ammettendo l'aggressione ma senza chiarire che cosa sia scattato nella sua testa per sferrare il pugno: «Ha reso dichiarazioni ma le indagini sono ancora aperte - riporta Salvagnini - La giustizia farà il suo corso ma l'importante è tutelare questo ragazzo, che è un minorenne».
Il processo, però, potrebbe partire a breve: la Procura dei minori potrebbe richiedere il giudizio immediato per accelerare il dibattimento e chiudere in fretta una vicenda che ha fatto il giro d'Italia.
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