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BORGO FILADELFIA

L’ultimo saluto a Elisa uccisa dal marito: «Ora preghiamo per chi vive nel dolore»

Centinaia di amici, conoscenti e parenti si sono ritrovati nella parrocchia del quartiere

L’ultimo saluto a Elisa uccisa dal marito: «Ora preghiamo per chi vive nel dolore»

Due giorni di agonia in ospedale dopo trenta coltellate. Così, per mano di suo marito Lorenzo, Elisa Scavone è morta, lasciando un vuoto in quel Borgo Filadelfia che, ieri mattina, non ha mancato di darsi appuntamento in parrocchia per salutarla un ultima volta e tentare, almeno con la preghiera, di trovare «un senso per il dolore di chi è rimasto». A chiederlo è il sacerdote del quartiere, che Elisa la conosceva come fedele e frequentatrice della chiesa. «Sì, ho avuto modo di conoscerla ma non mi sarei mai immaginato di celebrarne il funerale per questa ragione».

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Don Andrey ha appena lasciato in sacrestia il talare viola che indossato per la funazione, partecipata da centinaia di fedeli, vicini di casa, amici, conoscenti e parenti. Gli stessi che, giusto una settimana fa, si erano dati appuntamento davanti alla Madonnina di Lourdes delle case popolari del Borgo e che, ormai dal 1978, occupa un posto centrale nel cortile dei palazzi. «Un simbolo del quartiere che è sempre stato ed è ancora molto unito, specie di fronte a un dolore così grande, che resta sulle spalle di chi ha perso la propria famiglia in un colpo» puntualizza ancora il sacerdote dopo una funzione che ha segnato di lacrime ogni volto che si affacciasse ad osservare, davanti all’altare, il feretro di «una donna conosciuta, stimata e molto amata nel quartiere». A coprirlo, c’è un cuscino di rose rosse. Tutt’attorno, gli stessi fiori. E quel colore che, oggi, non è più quello del sangue che ha versato suo marito. Lorenzo Sofia. Altrettanto conosciuto dopo una vita passata in officina.

Il gommista di Borgo Filadelfia, fino a una decina di anni fa, quando ha ceduto il testimone al figlio. La sorella, invece, ormai da tempo vive a Brescia. e dove fa l’avvocato. «Avevano anche tre nipoti» raccontano all’uscita della cerimonia funebre alcuni conoscenti. La famiglia quasi non si pronuncia. E la ragione la spiega ancora il sacerdote. «Il dolore è troppo per chi deve sopportare questa tragedia».

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