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Il caso

Inganno amoroso al disabile: «Vuoi venire a letto con me?»

La denuncia della madre alla polizia locale: «E ogni volta i profili spariscono»

La chat

La truffa amorosa al disabile

Provano a sedurlo: “Ci sentiamo dopo mio principe”, gli scrivono con un profilo finto sui social network. “Vuoi venire a letto con me? Vedermi nuda?”. Il destinatario dei messaggi è un giovane adulto di Santena, disabile. Che prima si illude di essere all’inizio di una storia d’amore con una ragazza, poi deve fare i conti con la delusione di essere caduto in una trappola spietata e feroce.

Soffre, si confida con la mamma, che negli scorsi giorni ha raccontato tutto alla polizia locale. «Non è la prima volta che mio figlio è vittima di episodi di questo tipo - segnala - Si ripetono da anni. Se continueranno, sporgerò denuncia».
Per ora, intanto, si è messa in contatto con i profili da cui sono partite le chat, minacciando di rivolgersi alle forze dell’ordine. Poco dopo, i responsabili li hanno chiusi e sono spariti dai social. Chi c’è dietro questi messaggi? «Secondo me sono gruppi di giovani minorenni, inconsapevoli delle sofferenze che provocano. Ma questa non può essere una scusante. Devono essere educati e, se serve, puniti».

Qualche anno fa, uno di loro aveva contattato il figlio della donna con un profilo riconducibile all’attività commerciale del padre. Anche lui si fingeva una ragazza, usava parole dolci e sensuali. «Ho capito chi era e sono andata a parlare con i suoi genitori - segnala la mamma della vittima -. Erano mortificati. Hanno portato da me loro figlio per scusarsi. Sono stufa di questi comportamenti».

Vere e proprie azioni da bulli, che lasciano il segno. Prosegue la signora: «Una volta, mio figlio si è vestito di tutto punto convinto che di lì a poco avrebbe incontrato la ragazza che l’aveva contattato. Invece quello che gli aveva scritto era un profilo finto e all’appuntamento non si è presentato nessuno». Intanto, la polizia locale di Santena e il suo comandante Roberto De Filippo si rivolgono anche ai genitori: «Le famiglie devono essere parte attiva e responsabilizzare i ragazzi sull’utilizzo dei social network - invita -. Le conseguenze delle azioni di ciascuno in rete non si riversano su un profilo anonimo, ma su persone con sentimenti ed emozioni. Possono esserci conseguenze anche gravi, dal punto di vista penale, per un uso scorretto delle piattaforme».

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