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L'indagine
02 Febbraio 2024 - 09:00
Foto di repertorio
A far emergere tutto è stata la psicologa che ha in cura il bambino di 8 anni. E ha riferito in Procura quello che le ha detto il piccolo. Qualcosa come «papà mi ha portato da una prostituta». Così è nata un’indagine a carico dell’uomo, che era già accusato di maltrattamenti alla moglie e nel frattempo è finito in carcere. E ora rischia di finire alla sbarra per questo abuso ai danni del figlio: «E’ un equivoco, la psicologa ha travisato quello che ha detto il bambino» è la tesi dei legali del padre, Basilio Foti e Luca Schera. Che hanno chiesto e ottenuto di analizzare la trasposizione integrale del colloquio con il bimbo: sarà probabilmente la prova decisiva per il giudice che dovrà scegliere se rinviare a giudizio il papà.
Fatti da chiarire
La vicenda, ancora tutta da chiarire, s’innesta in una storia di disagio e tossicodipendenza. E ha come protagonista una famiglia torinese segnata già da tanti problemi: marito e moglie, a quanto pare, stanno insieme da quasi dieci anni e di recente la donna ha denunciato l’uomo per maltrattamenti. Di conseguenza, la scorsa estate, lui è finito in carcere mentre lei è stata accolta in una comunità. E il figlio di 8 anni è andato in una casa famiglia: è qui che la psicologa ha raccolto quelle parole che l’hanno spinta a rivolgersi alla Procura. Secondo quanto riportato dalla professionista, il padre aveva portato il bambino da una prostituta per “iniziarlo”. Da lì è partita la nuova inchiesta a carico dell’uomo, affidata al pubblico ministero Davide Pretti. Che, grazie alla testimonianza della psicologa e al video dei suoi colloqui con il bambino, ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo.
Cosa succede ora
Ieri, al Palazzo di giustizia, si è tenuta l’udienza preliminare con cui il giudice doveva stabilire se dare il via al processo. Ma ogni decisione è stata rinviata alla prossima settimana, quando l’udienza riprenderà e verrà ascoltato il video del colloquio fra la psicologa e la presunta vittima di questa vicenda decisamente fuori dal normale. Un modo per chiarire davvero cos’abbia detto il bambino senza costringerlo a ripeterlo davanti ai magistrati. E quindi a rivivere quei momenti: «Noi ritenevamo che fosse importante sentire la trasposizione integrale perché siamo convinti che si tratti di un “qui pro quo”» insistono i legali dell’indagato. Che nega di aver portato il figlio da una prostituta e, per bocca dei suoi avvocati, garantisce: «La psicologa riferisce fatti diversi da quelli avvenuti, ha travisato le parole del bambino».
La sostanza è che, di fronte all’accusa mossa dagli inquirenti, il papà sostiene che si tratti soltanto di un grosso equivoco. Il pm Pretti, invece, crede alla psicologa e a quanto emerso dal colloquio col bambino. Fra una settimana, probabilmente, il giudice metterà un punto alla vicenda.
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