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Il Borghese - Da Mirafiori a Maranello
03 Febbraio 2024 - 07:15
Elkann e Hamilton
E’ una storia che comincia da lontano. Correva l’anno 1968, l’Italia era lacerata dalla contestazione studentesca e dai picchetti di fronte alle aziende, Fiat in testa. Un anno caldo, come quelli a venire, che si trasformarono in tragici con il terrorismo delle Brigate Rosse. Proprio nel 1968 a Torino avvenne un fatto che, almeno in un certo senso, lenì l’antagonismo a tratti violento tra la “classe operaia” e il padrone che a quel tempo veniva identificato nell’Avvocato, il presidente della Fiat Gianni Agnelli. I giornali sportivi, e non solo, titolarono a tutta pagina che la Juventus aveva acquistato il centravanti del Varese, Pietro Anastasi, speranza del calcio nostrano.
PIETRO ANASTASI DETTO PIETRUZZU
Un giocatore i cui tratti somatici la dicevano lunga: smaccatamente figlio del Sud. Come disse di lui Sandro Ciotti in una telecronaca: «Due occhi neri color carbone, una medaglietta ostentatamente gettata sulla spalla, come a dimostrare una religiosa osservanza». Anastasi rappresentava il prototipo del migrante che al Nord aveva avuto fortuna (naturalmente per capacità e merito). Spiegando l’acquisto del calciatore, strappato per 300 milioni di lire (un’enormità per l’epoca) a Giovanni Borghi, l’industriale della Ignis e patron del Varese, l’Avvocato disse papale, papale: «Bisogna pur offrire un mito alla moltitudine di immigrati dalle regioni del Sud che vengono a Torino a lavorare in fabbrica». E Anastasi un mito lo fu davvero, e non solo per meriti calcistici, sia per i tifosi della Juventus, sia per gli operai della Fiat che tifavano quasi tutti bianconero.
GIANNI AGNELLI, GIAMPIERO BONIPERTI E UMBERTO AGNELLI
La vicenda del centravanti siciliano è il primo esempio di come lo sport, direttamente o meno, abbia una valenza anche sul piano sociale, politico, sindacale e oggi anche finanziario. Il caso di Lewis Hamilton può essere visto anche in questa prospettiva. La notizia, quella del passaggio del pilota fuoriclasse alla Ferrari, è filtrata proprio nel giorno in cui il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha annunciato «possibili tagli a Mirafiori», quasi una minaccia al governo di fronte alla proposta di un solo miliardo di incentivi per l’auto elettrica. Qualcuno direbbe un ricatto o qualcosa di simile, comunque troppo poco per Tavares, che di miliardi sul tavolo ne vorrebbe vedere almeno due, se non tre e, inoltre, penserebbe anche a contributi statali per calmierare i costi di produzione delle quattro ruote che vanno a batteria.
LEWIS HAMILTON
Dunque, nelle ore di maggior tensione tra Stellantis e il governo italiano, John Elkann ha calato l’asso dalla manica: quello di Cuori, Lewis Hamilton, strappato alla Mercedes a suon di milioni. Un fatto che sta eccitando i tifosi, ma che ha anche consentito di mettere altro fieno in cascina e ieri il valore di Ferrari in Borsa, è salito di 7 miliardi, euro più, euro meno. Purtroppo, però, resta incerto il futuro di centinaia di lavoratori, dipendenti a Pomigliano o a Mirafiori che in tutta la vita non vedranno in busta i quattrini che incasserà a Maranello, in un solo anno, il neo ferrarista.
JOHN ELKANN
Ma il futuro è lontano, «dall’altra parte della luna», cantava Lucio Dalla. I sogni, specie quelli dei tifosi, non vanno oltre la prossima stagione di Formula 1 e si pensa alla Rossa iridata. Per tutto il resto, invece, non vale farsi un cruccio proprio ora. E il primo tifoso, ma con il portafoglio pieno, è certamente il presidente della Ferrari John Elkann che ha sempre apprezzato il campione britannico. Nel 2020 spiegò di ritenere Hamilton «un pilota eccezionale che ha saputo lavorare con concentrazione e intelligenza», sottolineando di seguirlo anche nelle sue iniziative fuori dai circuiti: «L’impegno civile che sta portando avanti è importante e ci sta a cuore». Insomma, un po’ come è Ronaldo per il cugino Andrea.
ANDREA AGNELLI
CRISTIANO RONALDO
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