Allevi al pianoforte davanti al pubblico: "Pagherei per avere quindici spettatori, ora. Voi siete di più..."

Un minuto di applausi. Davanti a cui Giovanni Allevi si commuove, stringe le mani e abbassa gli occhi. I capelli e i riccioli, ormai bianchi, raccolti sotto una cuffia. "Ormai non suono più davanti a un pubblico da quasi due anni dopo il mio ultimo concerto a Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che all'applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato, poi è arrivata la diagnosi: pesantissima" racconta Allevi tra le lacrime rivelando di aver affrontato il dolore con enorme difficoltà ma anche ricevendo "inaspettati doni". Così li chiama. "Durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota, ma come? Mi sono sentito mancare. Eppure quando ho cominciato facevo concerti davanti a un pubblico di quindici, venti persone. Oggi non so cosa darei per suonare davanti a quindici persone". Un altro dono. "La gratitudine nei confronti della bellezza del creato". Albe e tramonti rossi che ha notato solo dal letto di un ospedale, facendo scattare l'applauso nel ringraziare i medici. Ma anche "l'esempio che ricevo dagli altri pazienti: guerrieri. Così li chiamo". E ancora, l'ultimo dono. "Quando tutto crolla il giudizio che riceviamo dall'esterno non conta più. Io sono quello che sono, noi siamo quello che siamo. Voglio andare fino in fondo a questo pensiero, voglio accettare il nuovo Giovanni" ha dichiarato prima di togliersi il berretto e tornare per la prima volta al pianoforte davanti al pubblico.

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