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Dal Comune
15 Febbraio 2024 - 21:11
Periferia a Torino
Sembrerebbe che gli esperti delle due rinomate istituzioni americane dovrebbero portare la soluzione per semplificare le pratiche edilizie della città di Torino. L'Università Johns Hopkins, prestigiosa istituzione statunitense, ha inviato i suoi competenti tecnici e studiosi a Torino per una missione molto speciale. Il loro compito sarebbe aiutare l'amministrazione comunale a semplificare le pratiche edilizie. La domanda sorge spontanea: perché proprio Torino? L'iniziativa si inserisce nel contesto della Bloomberg Harvard City Leadership Initiative, un progetto di alta formazione nato dalla collaborazione tra la Harvard Kennedy School, la Harvard Business School e la fondazione Bloomberg, che prevede un programma intensivo di formazione e gestione per migliorare il funzionamento di alcuni settori della macchina amministrativa. Se il nome Bloomberg vi suona familiare, non siete fuori strada. La fondazione filantropica Bloomberg, infatti, è stata fondata da Michael Bloomberg, ex sindaco di New York per ben 12 anni.
La fondazione si occupa di promuovere progetti di sostegno non-profit alle città, in vari settori come la formazione, l'urbanistica, l'educazione, la sostenibilità ambientale. E Torino, Dio solo sa, di quanto ne abbia bisogno. Torino è una città in continuo cambiamento e con un nuovo piano regolatore in vista. Con la deindustrializzazione in corso, dovuta in larga parte alla vendita di Fiat- FCA ai francesi da parte dei padroni Elkann-Agnelli, c'è bisogno di strumenti efficaci per favorire lo sviluppo di nuove attività di imprese , professionisti e terziario. Per questo motivo, gli accademici dell'Università Johns Hopkins sono stati chiamati in causa. Durante la loro visita a Torino, hanno incontrato dirigenti e tecnici dell’assessorato e dei servizi informativi, con l'obiettivo di analizzare le criticità emerse e lavorare su un miglioramento di tutti i processi legati ai permessi edilizi. Non è dato sapere se questi grandi esperti sono stati accompagnati dai discenti torinesi del comune a fare un giro in periferia per far loro ammirare i frutti di cotante arruffate pratiche edilizie, cioè i manufatti che ne sono scaturiti. Ad esempio il complesso di via Cigna, costruito dalla cooperativa Di Vittorio, con i tetti di lamiera blu ed un afflato architettonico che sprizza cupa nostalgia di socialismo reale, dove i casermoni di Ceausescu a Bucarest, a confronto, sembrano condomini per pensionati benestanti.
O alcune case costruite nel Parco Dora , progettate per essere brutte perché il decoro, secondo l’immaginario della vecchia sinistra (oggi obsoleto da quando si è trasferita nella ZTL), non poteva e non doveva afferire alle case delle classi medio-basse. Lo snodo dalle pratiche edilizie alla Commissione Edilizia si fluidifica ove gli interessi dei costruttori convergono con gli interessi, chiamiamoli ideologici, di una sinistra che pensa di essere capace di ridisegnare il volto di Torino dopo averlo sfregiato per decenni. Quindi, cosa ci dobbiamo aspettare da questa collaborazione? Se tutto andrà per il verso giusto, potremmo assistere a una semplificazione delle pratiche edilizie nell’attesa di assistere a finalmente una svolta positiva di tutto il settore. Ovviamente solo questo non basta. All’efficienza andrebbe affiancata una chiara visione di quale città si immagina nel futuro. Ci auguriamo tutti, anche grazie all'intervento della fondazione Bloomberg, che Torino possa diventare più internazionale e attrattiva, per i torinesi, per le aziende e per i turisti di tutto il mondo.
IL complesso Parco Cigna costruito dalla Di Vittorio
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