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Elezioni regionali in Piemonte

Alberto Cirio corre per il bis: «Devo finire il mio lavoro». Sanità e salute al primo posto

Le prime parole dopo l’investitura: "Io guardo il mio campo, cerco di coltivarlo al meglio e mi auguro che anche il vicino possa coltivare il suo"

Il presidente

Alberto Cirio

Per certi versi la sconfitta sarda, è stato un toccasana per il centrodestra che rotti gli indugi, ha deciso di rendere ufficiali le candidature del presidenti di regione uscenti, tra questi anche il governatore del Piemonte Alberto Cirio, lasciato a “bagno maria” per mesi. E dire che sulla sua riconferma non c’erano dubbi nel suo partito e nella coalizione, ma il “balletto” della politica spesso si trasforma in un “can can” dagli esiti imprevedibili. La notizia è di due giorni fa: «I presidenti di Basilicata, Piemonte e Umbria che hanno ben governato, saranno i candidati di tutto il centrodestra unito ai prossimi appuntamenti elettorali regionali. Si tratta della conferma del presidente Vito Bardi per la Lucania, del presidente Alberto Ciro per il Piemonte e della presidente Donatella Tesei per l’Umbria», è quanto si legge in una nota congiunta di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati e Udc. Di ieri, invece, sono le dichiarazioni di Cirio in merito alla decisione.

Lui che in questi mesi non ha proferito verbo, non ha accennato alla minima polemica (e avrebbe potuto legittimamente farlo), ha regalato una lezione di bon ton politico, di questi tempi assai rara. «Ringrazio - ha detto il presidente - tutta la coalizione di centrodestra e i suoi leader, il mio segretario nazionale Antonio Tajani e con lui Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Maurizio Lupi per la stima e la fiducia che mi hanno sempre dimostrato e che oggi confermano con la candidatura. In questi anni non facili, segnati in maniera profonda dalla pandemia, - ha osservato Cirio - il Piemonte ha saputo affrontare con determinazione e coraggio le tante sfide, recuperando la centralità che si deve a un territorio dove è nata l’Italia e che tanto ha fatto e fa per il nostro Paese. Il Piemonte è la mia terra, averla guidata in questi anni è stato un onore e lo è adesso avere la possibilità di chiedere ai piemontesi la loro fiducia per continuare a farlo in futuro. Proseguendo ciò che abbiamo iniziato. Insieme».

Poi, come suo costume positivo, il governatore ha guardato avanti tracciando le linee guida del suo programma: «Per parte mia - ha aggiunto - continuerò a fare quello che ho sempre fatto in questi anni, e avere la possibilità di completare un lavoro credo sia importante. Ho sempre creduto molto nella necessità di non lasciare le cose a metà, ed è stato anche oggetto del mio impegno in Regione. Dirlo in un ospedale - ha aggiunto, parlando a margine di un appuntamento all’ospedale di Verduno (Cuneo) - ha un grande significato, perché per me l’attenzione primaria rimane quella della sanità e del diritto alla salute delle persone. Su questo il Piemonte ha imboccato una strada diversa dal passato. Noi per la prima volta da molti anni chiudiamo il 2023 con un segno più: più personale e più posti letto. Per ora non è sufficiente a risolvere i problemi, ma per la prima volta si inverte una tendenza e ci dice che la strada è quella giusta. Recuperare in due anni di governo il grande depauperamento della sanità pubblica in tanti anni è impossibile. Per questo le cose vanno completate. Ho sempre cercato di lavorare con umiltà e continuerò a farlo, con equilibrio e cercando di unire, come ho imparato a fare nei due anni del Covid».

Infine, il presidente ha voluto guardare dall’altra parte», nella compagine sua antagonista: «Io guardo il mio campo, cerco di coltivarlo al meglio e mi auguro che anche il vicino possa coltivare il suo, perché alla fine noi andiamo avanti se lavoriamo insieme tutti, maggioranza e opposizione, soprattutto quando devi ricostruire ciò che non c’era più, a partire dalla sanità pubblica, nella quale io credo molto e che oggi ha bisogno di essere recuperata, senza dimenticare le infrastrutture e il lavoro».

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