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DOSSIER SHOCK

All'ombra della Mole Antonelliana, 25mila famiglie in povertà

L'emergenza economica, sanitaria e abitativa cresce senza soluzione di continuità a Torino. E a chiedere aiuto è anche chi ha un posto di lavoro. Una forma di "nuova schiavitù" per l'arcivescovo Roberto Repole

All'ombra della Mole Antonelliana, 25mila famiglie in povertà

Sono circa 25mila le persone e le famiglie in difficoltà aiutate dalla Caritas all’ombra della Mole Antonelliana. Un numero impressionante di “nuove povertà” che cuba almeno il 52% del campione preso in analisi dall’ultimo “osservatorio” stilato dai servizi caritatevoli della Diocesi di Torino e intitolato, non a caso, “Sfumature di povertà e riflessi di opportunità". Uno su quattro, però, risulta essere un lavoratore che non riesce con il proprio stipendio a mantenere se stesso e i propri cari. Sono almeno 220mila, infatti, soltanto i pasti erogati nelle mense, 17mila le distribuzioni di generi alimentari e 12mila le “spese” consegnate attraverso gli empori solidali della Caritas che ha attivato 113 progetti finanziati con il cosiddetto “Otto per mille per la carità” di cui 32 nelle periferie urbane. Il rapporto è stato presentato, questa mattina, presso il Centro congressi del Santo Volto ed è stato introdotto dall’arcivescovo Roberto Repole.

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La situazione a Torino
L’Arcidiocesi di Torino copre una estensione di oltre 3.500 chilometri quadrati, comprendente 158 comuni, dei quali 137 parte della Città Metropolitana di Torino (gli altri afferiscono alle diocesi di Ivrea, Pinerolo e Susa), 15 nel territorio provinciale di Cuneo (parte alta della provincia) e 6 in quello di Asti (alto astigiano). Serve una popolazione di circa 2.100.000 abitanti. Organizzativamente è suddivisa in 4 distretti pastorali all’interno delle quali esistono numeri variabili di unità pastorali - in totale 51, di cui 20 in città - che contano in totale 347 parrocchie, di cui 110 nel territorio comunale di Torino. La sua rete caritativa è composta di oltre 350 centri parrocchiali, di associazione o di ente religioso che, complessivamente, gestiscono circa 550 servizi di natura socioassistenziale; nel 2023 principalmente si tratta di centro diurno, distribuzione e somministrazione beni alimentari, distribuzione vestiario, centri di ascolto e di sostegno, case o luoghi di accoglienza residenziale, servizi sociosanitari. Agisce con un coordinamento leggero non piramidale di interfaccia con Caritas Diocesana, Pastorale del Lavoro, Pastorale dei Migranti, Pastorale della Salute.

Ecco chi cerca aiuto
Facendo la media generale sull’intero territorio diocesano, la prevalenza delle richieste è presentata da donne, tra 46 e 60 anni d’età, italiane, che vivono da sole o coniugate senza prole ma anche con famiglie numerose con figli non minori o con almeno un minore a carico, in possesso di licenza media inferiore. Segmentando il dato, nella città la richiesta proviene in maggioranza da uomini, dai 46 ai 60 anni, italiani, che vivono da soli o coniugati senza prole ma anche con famiglie numerose con figli non minori o con almeno un minore a carico, con licenza media inferiore; nel resto del territorio diocesano proviene invece da donne, dai 46 ai 60 anni, italiane, che vivono da sole o coniugate senza prole o con famiglie numerose con figli non minori o con almeno un minore a carico, con la licenza media inferiore. La maggior parte dei richiedenti è in possesso della sola licenza media inferiore, seguita da chi possiede il diploma. Confrontando questo dato con la fascia d’età dei richiedenti si evidenzia come target specifico della rete caritativa diocesana una popolazione in età compresa tra i 40 e i 65 anni in possesso di un titolo di studio relativamente basso, fascia di età in cui si concentrano e coesistono le maggiori problematiche negli ambiti lavorativo, abitativo, economico. Tra gli stranieri, in specifico, la maggior parte dei beneficiari ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni; soprattutto donne che provengono dal continente africano e dal Centro e Sud America. La più parte (83%) ha un titolo regolare di permanente sul territorio nazionale (lavoro, ricongiungimento, studio, asilo sono i principali), ma all’incirca il 17% sarebbe irregolare.

Il dramma della casa
La maggior parte delle famiglie ascoltate - circa il 40% - sostiene un affitto nel mercato della locazione privata. L’ambito della cura della salute è riferibile prevalentemente a persone sole e capifamiglia in età compresa fra i 46 e i 60 anni, più in generale nelle persone sole e nei nuclei familiari che non comprendono minorenni. Crescono i soggetti con disabilità (5%) e, ancor più sensibilmente, quelli con non autosufficienza (15%) che debbono chiedere aiuto ai centri caritativi. Il volontariato ecclesiale, a dispetto di età media e decremento numerico, continua a porsi come compagno di viaggio a fianco delle persone fragili. L’affondo sul profilo dei volontari, come quelli descrittivi delle azioni sul tema lavoro e salute, portano a confermare che la rete esiste e, a dispetto della età media degli operatori anche nel 2023 ha tenuto il colpo.

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