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Il colloquio

Chi è l'uomo dei quadri degli Agnelli: «Spostavo i dipinti tra Villa Frescot e la Mandria»

Intervista a Giorgio Ghilardini, per anni al servizio dell'Avvocato e del Dottore

Il suo nome spunta fra le pieghe dell'inchiesta sull'eredità di Gianni Agnelli: nel caveau di Villa To, una delle residenze di famiglia "visitate" dalla Guardia di Finanza in strada San Vito, a Torino, c'è la copia di una bolla di trasporto intestata a Giorgio Ghilardini. Basta una rapida ricerca su internet per scoprire che a quel nome corrisponde una storica azienda torinese specializzata nei traslochi di opere e oggetti d'arte: «Sì, trasportavo mobili antichi e dipinti per conto dell'Avvocato Gianni Agnelli e del Dottor Umberto Agnelli» spiega il 76enne titolare dell'impresa, suo malgrado finita nell'inchiesta della procura sui fratelli Elkann.

L'indagine torinese, in realtà, è incentrata sulla presunta truffa ai danni dello Stato per l'eredità dell'Avvocato e della vedova Marella Caracciolo. Quindi la questione delle opere d'arte è in secondo piano rispetto ai 700 milioni che gli Elkann avrebbero nascosto al Fisco. Però c’è un’altra inchiesta della procura di Milano, anche questa aperta su denuncia di Margherita Agnelli, sul tesoro scomparso di Gianni Agnelli: un patrimonio immenso di opere d'arte, in parte svanito nel nulla. Ora, in mezzo alle decine di carte trovate in case e uffici dai finanzieri, c’è un faldone bianco etichettato “Opere d’arte 2003-2019” e uno verde con la scritta “Esportazioni temporanee e definitive”. Si nasconde in quei documenti la verità sul tesoro scomparso dell’Avvocato?

Foto dal sito internet giorgioghilardini.it

Ghilardini, che non c'entra nulla con queste vicende, non sa rispondere: «Noi siamo sempre stati trasportatori dei fratelli Agnelli: ci chiamavano per conto di Umberto o Gianni e spostavamo dipinti e mobili fra Villa Frescot, le case vacanze, l'appartamento del Dottore in corso Re Umberto o alla Mandria». Ricorda di aver portato delle opere anche all'estero? «Difficile da dire ma non mi pare, anche perchè noi non siamo attrezzati per certi trasporti. Però ricordo di aver portato delle opere a restaurare in Toscana e Saint Tropez: quest'ultimo incarico ci era stato affidato un Elkann, non so se John o Lapo». Con gli Agnelli ha mai parlato? «Con l'Avvocato non ci siamo mai incrociati, era invisibile. Umberto era più facile da incontrare: una volta ci siamo parlati dopo che abbiamo portato una scrivania corredata di tantissimi bronzi dal suo alloggio all'ottavo piano di corso Re Umberto. Avevamo scherzato su quanto fosse pesante e su quanto avessimo faticato».

Foto dal sito internet giorgioghilardini.it

Che idea si è fatto sulla storia dell'eredità? «Onestamente non so chi abbia ragione ma questa vicenda non mi piace - risponde amaro Giorgio Ghilardini - E' un peccato che, per una questione di soldi, si infanghi il nome della famiglia più importante di Torino. Qualcuno la esalta, altri la criticano ma hanno fatto tanto per la città. E ora stanno facendo tutti una brutta figura: forse basterebbe che si accontentassero di quello che hanno, che è già tanto...».

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