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L'inchiesta

Lettere, maggiordomi e il "signore dei quadri": ecco cosa inguaia Elkann

Nelle pieghe dell'indagine sull'eredità Agnelli, documenti, faldoni e interrogatori dei dipendenti svelano la "strategia dell'evasione"

Lettere, maggiordomi e il "signore dei quadri": ecco cosa inguaia Elkann

Chissà a cosa si riferiva Paola Cantamessa quando ha chiamato Gianluca Ferrero e gli ha detto che c'era la Guardia di finanza al cancello della casa di John Elkann, di cui la signora è una delle più fidate collaboratrici: come emerge dalle intercettazioni riportate nel decreto di sequestro, mostrava "timore e preoccupazione per documenti che avrebbe dovuto nascondere".

Il dubbio degli inquirenti, leggendo gli atti, è che Elkann e Ferrero avessero parecchio da tenere nascosto: vecchie lettere, e-mail, addirittura il "vademecum della frode", che dimostrerebbe come Marella Caracciolo abbia vissuto in Italia per la maggior parte degli ultimi anni della sua vita. E quindi John Elkann, i suoi fratelli Lapo e Ginevra, Ferrero e il notaio Robert von Grueningen avrebbero tramato per truffare lo Stato, fingendo che la vedova dell'Avvocato abitasse in Svizzera e nascondendo oltre 700 milioni al Fisco.

A sostenere l'accusa mossa dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Giulia Marchetti e Mario Bendoni, sono proprio una serie di documenti trovati negli uffici e nelle case degli indagati. A partire da quattro pagine scritte da Paola Montaldo, segretaria personale di Donna Marella: lì sono annotati i viaggi della signora e addirittura uno schema dei giorni che ha trascorso in Italia e in Svizzera, intitolato "Una vita di spostamenti", che dimostrerebbe come la Caracciolo abbia vissuto più in Italia che in Svizzera dal 2014 al 2019 (quando è morta, a febbraio). Poi c'è il "riassunto della situazione" trovato nella cantina dello studio di Ferrero, documento che sottolinea "l'importanza di mantenere la residenza della signora X in Svizzera".

Nel caveau di casa Elkann, invece, c'erano cinque lettere e un'e-mail tutte da decifrare: una e-mail del 5 febbraio 2008 con 47 allegati che fa probabilmente riferimento a una causa che Margherita Agnelli avrebbe intentato al Tribunale di Ginevra, dove si parla dell'eredità di suo padre del passaggio prima alla moglie e poi ai nipoti; due lettere della stessa Margherita al figlio John e alla madre Marella, in cui si parla della "cassaforte" Dicembre e dell'eredità Agnelli; una lettera del 25 agosto 2014 di tale Anna Crosettini, che si definisce ex compagna di Gianluigi Gabetti; altre due lettere collegate e datata 2018, in cui un certo "Umberto" e una certa "Mimma" parlano della decisione di far passare l'eredità da Gianni Agnelli a John Elkann. A questi documenti, si aggiunge la lettera c’è una lettera trovata nello studio del notaio Morone: non è firmata, ma riporta la data del 24 febbraio 2003 ed è indirizzata a Marella Caracciolo (un mese dopo la morte dell’Avvocato). Poche righe in cui l’autore ringrazia per «la donazione» delle quote della «Dicembre». Aggiungendo che da questo deriva per lui un «obbligo» a riconoscere  «per il resto della tua vita» una somma «per i redditi» che ne deriveranno. Il sospetto investigativo, ancora da accertare, è che l’abbia scritta John Elkann alla nonna. 

A tutto questo si aggiunge un altro atto in cui si parla di non "sovraccaricare" la presenza di Marella in Italia, facendo assumere i suoi collaboratori personali dal nipote John Elkann. Un dettaglio confermato dagli stessi dipendenti, sentiti nei giorni scorsi dagli inquirenti: infermieri, amministrativi, cuochi, maggiordomi, autisti, governante e guardarobiera, tutti interrogati e tutti concordi nel dire che lavoravano per Marella anche se figuravano come dipendenti da John.

Un ultimo fronte che emerge dai documenti sequestrati è quello dei quadri, l'ormai famigerato tesoro dell'Avvocato che sarebbe in parte sparito. Infatti c'è un'altra inchiesta aperta della procura di Milano, anche questa aperta su denuncia della figlia Margherita: in mezzo alle decine di carte trovate in case e uffici, c'è un faldone bianco etichettato "Opere d'arte 2003-2019" e uno verde con la scritta "Esportazioni temporanee e definitive". E subito dopo una bolla di trasporto col nome di un trasportatore specializzato nello spostamento di opere d'arte e mobili antichi: si nasconde in quei documenti la verità sul tesoro scomparso dell'Avvocato?

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