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L'incontro

Stellantis incontra Cirio e Lo Russo, il sindaco frena l'ottimismo: "Buon inizio ma serve un volume stabile"

L'annuncio a inizio settimana di 400 nuove assunzioni non convince le istituzioni, che questa mattina hanno incontrato l'ad Antonio Filosa

Da destra Antonio Filosa e Stefano Lo Russo

Un clima di cauto ottimismo ha accompagnato oggi l’incontro tra il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e il nuovo Ceo di Stellantis, Antonio Filosa. Sul tavolo di Palazzo civico è stato affrontato il destino dello stabilimento di Mirafiori, simbolo della tradizione automobilistica torinese e oggi epicentro delle tensioni legate alla lenta e logorante (per i tanti cassintegrati) transizione dell’industria dell’auto.

L’annuncio di 400 nuove assunzioni qualche giorno fa e l’avvio della produzione del tanto promesso "secondo modello" – la 500 ibrida – è stato accolto come un segnale positivo dopo mesi di incertezza, soprattutto per i lavoratori. Ma dietro l’entusiasmo istituzionale resta la sensazione che il piano industriale di Stellantis per Torino sia ancora tutto da definire.

Il presidente Cirio ha parlato di “una nuova stagione nei rapporti con l’azienda”, ricordando i risultati ottenuti “grazie al dialogo con il governo e con Stellantis”, tra cui l’Hub del riciclo e la nuova linea cambi di Mirafiori. Il governatore ha rivendicato anche la centralità del Piemonte come sede storica del gruppo e ha ribadito la volontà di difendere l’intera filiera piemontese dell’automotive, dai fornitori al design, passando per l’ingegneria e la ricerca.

Toni un po' più cauti quelli del sindaco Lo Russo, che pur definendo l’incontro “un buon inizio”, ha sottolineato la necessità di una strategia industriale chiara e di lungo periodo. “Le 400 assunzioni sono un primo segnale positivo – ha dichiarato – ma non bastano a garantire una prospettiva solida per l’occupazione. Servono nuovi modelli, volumi produttivi stabili e un piano che valorizzi davvero le professionalità torinesi”.

Entrambi i rappresentanti istituzionali hanno insistito sulla necessità di proteggere l’indotto locale, oggi duramente colpito dal rallentamento della produzione, e di affrontare la transizione ecologica con pragmatismo, senza piegarsi a “approcci ideologici”. Un chiaro riferimento alla scadenza europea del 2035 per lo stop ai motori termici, che il Piemonte (nelle vesti sia del presidente dell'Unione industriali Torino Marco Gay e del presidente della Fil-Cisl Ferdinando Uliano) chiede di superare puntando su una "neutralità tecnologica" aperta anche ad altre forme di energia alternativa, senza discriminazioni (come biocarburanti e idrogeno).

L’incontro ha inoltre toccato l’aggiornamento del “deal” del 2022, un accordo che offre la possibilità di utilizzare le fonti idroelettriche regionali per ridurre i costi energetici degli impianti piemontesi.

Ma al di là dei buoni propositi, resta aperta la domanda che da anni domina il dibattito industriale torinese: qual è il vero futuro di Mirafiori e del polo automobilistico piemontese? Le nuove assunzioni rappresentano senza dubbio una boccata d’ossigeno, ma il percorso di rilancio dell’automotive torinese appare ancora fragile. La riconversione delle aziende che storicamente gravitavano intorno alla vecchia Fiat, però, resta ancora confusa.

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