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Il processo
11 Marzo 2024 - 20:27
Foto di repertorio
Se non accettava di farsi baciare e toccare dal fratellastro, lui sapeva come farla cedere: «Guarda che dico a mamma e papà che non hai fatto i compiti». Minacce convincenti per la ragazzina, che oltre alle violenze sessuali subiva anche le botte dalla madre adottiva: Stefania (il nome è di fantasia) lo ha accettato per anni, sin da quando era una bambina ed è entrata in quella famiglia. Poi ha raccontato quello che le succedeva e i suoi aguzzini sono finiti a processo: stamattina il pubblico ministero Lisa Bergamasco ha chiesto una condanna a 5 anni e 4 mesi per il fratellastro e a 3 anni per la madre adottiva.
E' un racconto dell'orrore quello fatto in aula, dove si è ricostruita la vita terribile di una ragazza che oggi ha 19 anni. Ma Stefania ne aveva solo 8 quando è stata tolta alla madre naturale, che l'ha messa al mondo quando era ancora minorenne e soffriva di tossicodipendenza: per questo si è deciso di affidare la bambina agli zii e di farla crescere accanto al cugino, di 10 anni più grande di lei. Ma la mamma e il fratello adottivi sono diventati l'incubo di questa ragazza, che li ha accusati durante un incontro la psicologa: «Ha raccontato quello che le succedeva ma poi ha minimizzato e ritrattato perché dopo ogni seduta veniva sgridata o picchiata» ripercorre l'avvocato Emanuela Martini, che difende Stefania come parte civile nel processo.
Entra nel merito la pm Bergamasco: «Quando è stata sentita, Stefania ci ha detto: "Quando c'erano gli amici, la zia mi venerava. Poi mi faceva di tutto". L'imputata voleva far vedere che aveva fatto una buona azione a prendere con sé la nipote però la picchiava quando non sapeva le tabelline o beveva dalla bottiglia. Diceva che le dava dei "ceffoni educativi" e le diceva "sei una p... come tua madre e tua nonna"». Poi sono emersi gli abusi del fratello adottivo, come ricostruisce l'avvocato Martini: «La mia assistita ha subito toccamenti e strusciamenti sul seno e sulle parti intime. Poi sono emersi baci con la lingua e altri atti che il fratello la obbligava a compiere. Lei non si rendeva neanche conto, anzi all'inizio era quasi contenta perchè quel ragazzo la trattava bene, era dolce e le faceva dei regali se si comportava come voleva lui»
Tutte accuse respinte dai difensori degli imputati, gli avvocati Danilo Ghia e Giuseppe Infante (che scelgono di non rilasciare dichiarazioni): la sentenza è prevista per l'11 aprile. La legale di Stefania spera in una condanna e in un risarcimento complessivo di 75mila euro: «La vita di questa ragazza è una schifezza, tutti i suoi adulti di riferimento sono stati un disastro. Ora sta meglio, è tornata dalla madre dopo che l'hanno tolta da quella famiglia. Nessuno ha creduto a quello che raccontava, è ora che questa sentenza metta nero su bianco che ha detto la verità».
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