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Il CASO

Intel, Torino resta a bocca asciutta

Il ministro Urso mette una pietra tombale sulla possibilità di investimenti del colosso dei microchip nel nostro Paese

Microchip

Se ne parla da anni, tra false illusioni e momenti di stallo, ma la speranza che Intel potesse aprire uno stabilimento a Torino era ancora viva tra gli industriali torinesi. Questa volta è arrivata la smentita ufficiale direttamente dal Ministro del Made in Italy Adolfo Urso: «Il governo ha fatto il possibile per soddisfare le richieste di Intel circa il suo potenziale investimento produttivo. Purtroppo, il colosso ha rinunciato o rinviato i suoi investimenti in Francia e Italia rispetto ad altri che prevede in Germania» ha spiegato il ministro, intervistato della prima giornata ministeriale del G7 sull’Industria, Tecnologia e Digitale a Verona.

PERSI 4.500 POSTI DI LAVORO

Nel marzo 2022, la società dei microchip aveva annunciato l'intenzione potenziale di aprire un impianto di back-end (analogo a quello che realizzerà Silicon Box), con un investimento fino a 4,5 miliardi di euro che avrebbe creato circa 1.500 posti di lavoro in Intel e altri 3.500 posti di lavoro fra fornitori e partner. Da allora vi sono state molte indiscrezioni sia sul luogo della fabbrica (in pole position il Veneto con Vigasio) ma anche Torino era tra le città papabili.

IL MICROCHIP, SPERANZA PER IL PIEMONTE

Il ministro Urso ha comunque sottolineato che se Intel dovesse cambiare idea, l'Italia è pronta a sedersi al tavolo. «Se deciderà di portare a termine quei progetti, noi saremo ancora qui». Il ministro ha ribadito che l'investimento italiano nell'ambito dei semiconduttori di Silicon Box «sarà seguito da altri nei mesi a venire» ha aggiunto.

Sull’importanza dei microchip per la nostra Regione si è espresso anche l’assessore all’Innovazione della Regione Piemonte, Andrea Tronzano: «Stiamo ponendo delle basi per lo sviluppo delle aziende di semiconduttori sul nostro territorio che accoglie realtà molto importanti a livello mondiale nel settore» ha detto Tronzano: «Inoltre - ha aggiunto - la nostra regione possiede le caratteristiche morfologiche giuste, non è una territorio sismico e abbiamo molta acqua, necessaria alle aziende per produrre i microchip».

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