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Cultura

ECHI DI NAPOLI: “CARACAS” E LE FRONTIERE DELL’ESISTENZA

Un film che ci porta in un viaggio nel cuore oscuro e dolente dell’umanità

Il Film

Toni Servillo

Nel panorama cinematografico italiano, "Caracas" emerge come un’opera un po’ velleitaria, un film che tenta di deviare dai sentieri battuti per immergersi nelle complessità dell'anima umana e della società contemporanea. Diretto da Marco D'Amore, noto per il suo ruolo chiave nella serie di successo "Gomorra", il film rappresenta il suo terzo lavoro da regista e si distingue nettamente per il suo approccio e per la scelta tematica che potremmo definire audace. Basato sul romanzo "Napoli ferrovia" di Ermanno Rea, "Caracas" è un'opera che trascende i confini geografici e narrativi per esplorare la ricerca di identità, l'amicizia improbabile e le contraddizioni di un mondo che oscilla tra la speranza e la disillusione. La città di Napoli, ben lontana dagli stereotipi e rappresentata in maniera non convenzionale, tellurica, umida, senza mai un raggio di sole, diventa il palcoscenico di una storia universale che potrebbe svolgersi in qualsiasi luogo del mondo.

Il vero "Caracas"

Il film narra le vicende di Caracas e Giordano, due personaggi che, nonostante provengano da sfondi radicalmente diversi, trovano un terreno comune nell'incomprensione e nella ricerca di un senso di appartenenza. Caracas, giovane fascista senza radici, s'immerge in ambienti estremisti in cerca di una famiglia, seppur ideologica, mentre Giordano, uno scrittore comunista in crisi, si confronta con il senso di estraneità verso la sua città natale e la sua stessa esistenza. Attraverso la loro amicizia, "Caracas" esplora temi come l'identità, la violenza, l'alienazione e il razzismo, riflettendo sulla capacità dell'amicizia di trascendere i confini sociali e ideologici. La regia di D'Amore, insieme a buone, talune ottime, prestazioni da parte di un cast  che include lo stesso D'Amore, Toni Servillo e la bellissima Lina-Camelia Lumbroso, eleva il film a un'opera interessante anche se alcune parti risultano noiose e ripetitive per lo spettatore. Il film ,ben congegnato, tradisce lo spirito del romanzo di Rea. La rappresentazione macchiettistica del gruppo fascista cui appartiene Caracas fa apparire fasulla la rappresentazione stessa del personaggio e tutta la sua storia. 

La violenza gratuita, non spiegata e cieca , nei confronti degli immigrati, raffigurata come un progrom partenopeo, non si capisce se è frutto di ignoranza (nel senso di non conoscenza) o è dovuta ad una preventiva “autocopertura” antifascista del regista vista la delicatezza della materia trattata: un fascista che difende gli umili, i deboli, gli ultimi e si identifica con loro fino ad abbracciare la loro religione, l’Islam. D’altro canto lo stesso Ferdinando Ottaviano Quintavalle, il vero Caracas tuttora abitante nel rione Ferrovia, già militante di Ordine Nuovo, si sente profondamente offeso in quanto non è stato “Mai razzista e mai violento in quel modo”. Il Caracas reale sostiene di non rassomigliare neanche lontanamente al personaggio del film. Oltre per la diversa fisicità per l’impronta difforme che il film ha voluto dargli distorcendo e falsificando l’essenza stessa della sua storia in una offensiva sintesi di colore nazi-camorristico. La trovata del doppio finale del film induce uno sconcerto emotivo, dal quasi “happy end” con Caracas che lascia Napoli con la sua amata finalmente liberata dalla droga all’improvvisa e inattesa vendetta del capo dei naziskin che accoltella a morte il nostro eroe,(per ristabilire una narrazione più mainstream?).

Con un montaggio che alterna momenti di intensa drammaticità a scene di vitreo surrealismo, "Caracas" non si limita a narrare una storia lineare, ma invita gli spettatori a riflettere sulle molteplici facce dell'esistenza umana, sull'oscillazione tra realtà e finzione e sulle sfide di vivere in un mondo in continuo cambiamento. Questo film, che gioca sapientemente con il confine tra il sogno e la realtà, mette in luce la rilevanza dei temi trattati, come il razzismo e la crisi identitaria, dimostrandosi, pur con i difetti evidenziati, attuale e necessario nel contesto sociale odierno. "Caracas" non è solo un film; è un invito a guardare al di là delle apparenze, a comprendere che ogni individuo è un complesso mosaico di esperienze, sogni e speranze. "Caracas" si afferma come un'opera significativa e provocatoria nel panorama cinematografico contemporaneo, capace di unire un buon livello di qualità a una profonda riflessione sociale e personale. È un film impegnativo che spinge lo spettatore a interrogarsi sulle proprie convinzioni e sull'essenza stessa dell'umanità. Con "Caracas", Marco D'Amore conferma di avere talento dietro la macchina da presa, seppur per qualche aspetto ancora acerbo, ha arricchito il cinema italiano di un'opera che sarà ricordata e discussa ancora per parecchio tempo.

 

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