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L'editoriale

Guerra e pace, il silenzio e la preghiera del papa Francesco

Intanto in Italia il Viminale dispone rigorose misure di sicurezza per la Pasqua

Il Papa

Francesco in piazza San Pietro

C’è l’allarme del Viminale. Il ministero dell’Interno ha alzato il livello d’allerta terrorismo con una serie di misure che le questure stanno adottando in queste ore. La prima è quella di non creare allarmismo inutile e le parole di Vincenzo Ciarambino, questore di Torino, servono proprio a questo. La Pasqua sarà come tutte le altre, ma l’attenzione e la reattività delle forze dell’ordine terranno conto di qualcosa di più di una semplice percezione di paura. Il quadro internazionale (la globalizzazione sembra aver cancellato il “campanile”), inquieta per davvero. Due guerre in corso a noi vicine e il massacro di Mosca da parte di una cellula terroristica prezzolata (da chi non si sa, forse dall’Isis), hanno fatto piombare l’Europa in un baratro. E se da un lato quasi non ci si rende contro che le mille bombe sganciate su Kiev nell’ultima settimana sono esplose a un’ora mezza di volo da Malpensa, dall’altro si comincia a temere che l’assalto al teatro moscovita possa trasformarsi nella Sarajevo del terzo millennio.

Nel 900, in quella città, è stata innescata la miccia che ha fatto esplodere la Prima guerra mondiale in un’Europa divisa tra interventisti e neutralisti. L’elemento nuovo, però, è quello del terrore che non conosce Paesi neutrali, non distingue tra militari e civili. In questo senso bisogna leggere l’innalzamento del livello di attenzione e l’allerta del Viminale. La Pasqua sarà come tutte le altre, almeno si spera, e non si riesce a concepire come non potrà esserlo. Ma ieri, intanto, di allarmi (per fortuna falsi) ce ne sono stati almeno due: uno sulla linea ferroviaria che da Bari porta a Trani, ma anche a Venezia si è temuto per una bomba. Questa Pasqua, se non per altro (e si spera sia così), sarà ricordata per il clima di tensione, per i venti di guerra che soffiano sul nostro Paese da Est a Ovest e da Sud a Nord. Emblematico del clima, l’atteggiamento del Papa che alla Messa delle Palme ha preferito non fare discorsi (e non perché malconcio, altrimenti avrebbe affidato le sue parole al monsignore di turno). Anche Francesco ha elevato al massimo il suo personale livello di allerta. Rinunciando alle parole, ha riposto tutte le sue speranze nel silenzio della preghiera. 

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