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Una Mostra frizzante

ARTE E FASCISMO

Come inacidire la cultura con le retoriche da 25 aprile

La mostra

Arte e Fascismo

"Proviamo a immaginare un profumo intenso con note di frutta a pasta bianca, come la pesca e la mela a cui si aggiungono fresche note agrumate." Questa è la descrizione gustativo-olfattiva che le Cantine Altemasi, casa vitivinicola trentina, fa di uno dei propri prodotti. Poesia pura applicata all'autopromozione, si direbbe, e  d'altro canto Altemasi è uno degli sponsor del MART, importante museo di Rovereto e si vanta di rappresentare ' il binomio tra l’arte di fare il vino e l’arte contemporanea'. Il MART, sabato 13 aprile, inaugura una grande mostra, Arte e Fascismo, che presenta con centinaia di stupende opere la migliore produzione artistico-culturale italiana nel ventennio. Ed ecco che il genio del marketing alcolico trentino cosa si inventa, tra le botti della propria cantina? Nientepopodimeno che il 'brindisi antifascista'  da offrire agli ospiti del vernissage  dopo che avranno gustato lo spettacolo del Teatro Stabile di Bolzano, intitolato “Sarfatti”, la grande critica d'arte ebrea, autrice della diffusissima prima biografia di Mussolini, intitolata Dux.

OPERA DI FORTUNATO DEPERO

Sì, ci siamo purtroppo tutti assuefatti alle esagerazioni del marketing. Ma l’utilizzo dell’antifascismo, concetto ritenuto ormai trito, banale e anodino in politica, da parte di un produttore vitivinicolo non solo parrebbe inefficace per far vendere i prodotti, perché i consumatori non si lasciano incantare da etichette politiche dal pericoloso sapore di un metanolo ideologico. Roba che poco ha a che fare con l’arte antica delle bollicine del Trentino. Ma forse tutta la presentazione della mostra Arte e Fascismo è una grandiosa excusatio non petita ,compreso lo spettacolo “Sarfatti”. Andiamo per ordine. La mostra espone l'arte tra le due guerre mondiali, delle sue avanguardie come il secondo Futurismo, del Ritorno all'ordine e della corrente Novecento,nonché l’interazione, la connessione e il percorso della cultura durante e dentro il fascismo. Ma Altemasi certo non sa nè gli interessa, impegnato com'è a preparare i suoi aperitivi democratici, che Margherita Sarfatti fu  l’intellettuale, ebrea, che più promosse nel mondo l'immagine degli artisti italiani, chiamati a ripercorrere nel secolo del novecento, i fasti del quattrocento, del cinquecento. 

OPERA DI ACHILLE FUNI

Artisti che sognavano di entrare nel pantheon, appunto, di un futuro leggendario secolo italico dopo i nostri trionfi rinascimentali. E Altemasi nulla sa della temperie culturale del primo fascismo, delle variegate polifoniche espressioni artistiche che improntarono tra le grandi guerre il grande capitale umano della pittura della scultura, della monumentale avveniristica architettura razionalista : robetta, avanti con i cocktail antifascisti! Ma forse non è sufficiente l'ironia per descrivere la modestia intellettuale di questi pigiatori di uva in cerca di medaglie neo-resistenziali. Forse serve un pò di sacrosanta indignazione, perchè troppo, è veramente troppo svilire così  un evento che potrebbe finalmente, mettendoli in subbuglio ed infine stimolarli a fare il loro dovere,  la provinciale e conformista platea italiana delle mostre e dei circuiti ammaestrati dei curatori, dei critici, dei media e giù fino agli assessori alla cultura e ai raccattapalle dei circuiti delle mostre-patacca che spacciano con annunci e autori altisonanti esposizioni truffa.

IL MART A ROVERETO

Ma una bella bevuta antifascista può diventare la trovata per mascherare l'evidente coda di paglia che forse non è solo di Altemasi? Può essere un vaccino  contro il contagio di una mostra che esprime un rilucente riflesso dell'arte nel fascismo? Affermare il contrario sarebbe una bestemmia? La metafora del filosofo Bauman sulla modernità liquida (ogni riferimento alle bollicine antifà è voluta) ci fa immaginare un mondo dove tutto si scioglie, senza alcun sedimento significante allagando come una lenta marea le vite conformiste senza contorni e senza storie. E allora avanti, con l'ebbrezza del frizzantino al canto di bella ciao.

 

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