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la tragedia di suviana

La preside della scuola: «La parte più difficile? Dire ai figli di Pavel che il papà era morto»

Anna Rescigno, dirigente dell'Istituto comprensivo Settimo II: «Aiuteremo la famiglia anche fuori dalla scuola»

Anna Rescigno, dirigente dell'Istituto comprensivo Settimo II

Anna Rescigno, dirigente dell'Istituto comprensivo Settimo II

Si sente il sibilo del treno nel palazzo dove Pavel Petronel Tanase viveva a Settimo. Un condominio di via Consolata “imprigionato” dal cantiere del Superbonus, con le impalcature in bella vista che rovinano la visuale a chi si affaccia sui balconi. Pavel Tanase aveva 45 anni - ne avrebbe compiuti 46 il 23 giugno - ed era sposato con Laura. Due i figli della coppia, gemelli, che hanno 14 anni e frequentano la terza media, a Settimo. Un comune in lutto. Ieri all’ora di pranzo la sindaca Elena Piastra e l’assessore Alessandro Raso hanno fatto visita alla moglie e ai figli. Poche ore prima, a bussare alla porta della famiglia in lutto è stato Paolo Porcescu, parroco della chiesa ortodossa di Settimo.

Nato in Romania, a Iasi, così come la moglie, Pavel Tanase era in Italia dal 2001 e si era trasferito a Settimo nel 2009. Lavorava per una ditta esterna negli impianti della centrale del lago di Suviana, dove ha trovato la morte. In famiglia era l’unico a lavorare, Laura invece aveva deciso di restare a casa insieme ai figli. Due adolescenti che la scomparsa improvvisa del loro papà l’hanno appresa mentre erano a scuola, in classe, insieme ai loro compagni, come tutti i giorni. Racconta la dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Settimo II, Anna Rescigno: «La mamma è arrivata a scuola, insieme a lei c’era la nostra psicologa. Hanno chiamato i ragazzi e sono andati in una stanza, hanno chiuso la porta e i figli hanno appreso in quel momento cos’era successo. Come li ho visti? Il dolore è inimmaginabile, ma hanno reagito con molta dignità. Come istituto faremo tutto il possibile per seguirli anche a casa, non solo nell’orario scolastico». A scuola, tutte le mattine, a portare i figli c’era sempre mamma Laura. Pavel no, lui a casa non c’era mai. «Era sempre in trasferta, si vedeva poco. E qui nessuno avrebbe mai pensato che era lui l’operaio morto che viveva nel Torinese», raccontavano ieri i vicini. Proprio perché Pavel a casa non c’era mai, Laura aveva scelto di non lavorare per badare ai figli. Anche perché nessun altro poteva farlo, visto che in vita è rimasta solo la nonna, mamma di Pavel, che si trova a Iasi, in Romania. Nel 2018, la coppia aveva ricevuto la cittadinanza. La sindaca Elena Piastra descrive la famiglia di Pavel come «un nucleo molto riservato, ma ben integrato nella nostra comunità. Siamo sconvolti da questo incidente - prosegue la prima cittadina - dove piangiamo persone cadute sul lavoro». In un mercoledì grigio e piovoso, in via Consolata è un via vai di amici e conoscenti, oltre alle istituzioni. Fuori dal cortile c’è il muro della ferrovia: ci sono fiori, lumini e una foto. Sono per Marika. Aveva 21 anni, il 10 marzo è morta investita da un treno. Da ieri, 10 aprile, mamma e due figli piangono un papà caduto sul lavoro. Due, le tragedie, trenta, i giorni di distanza, cinquanta, i metri. Infinito, il dolore.

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