l'editoriale
Cerca
L'intervista
12 Aprile 2024 - 11:20
«Le radici oscure della ‘ndrangheta si intrecciano ancora una volta con l’asfalto delle strade e gli appalti in Piemonte».
Dopo gli arresti della settimana scorsa, Luigi Romano è combattuto fra i complimenti per gli investigatori e una realtà che conferma infiltrazioni mafiose nella politica e nei cantieri. Romano conosce bene la materia, visto che da vent’anni si occupa di criminalità organizzata e terrorismo con il comitato Anti Mafie (di cui è presidente).
Luigi Romano è il presidente del Distretto Piemonte del Comitato Anti Mafie, fondato nel 1994 da Attilio Cavallaro e dai genitori del giudice ragazzino Rosario Livatino, ucciso dalla stigghia agrigentina nel 1990 e beatificato da Papa Francesco nel 2021. Romano si occupa di criminalità dal 2004, come giovane ufficiale dei carabinieri, neolaureato in giurisprudenza e attento agli appalti di forniture e servizi. Anche durante le Olimpiadi di Torino 2006, dov’era necessario un controllo delle gara d’appalto a rischio di infiltrazioni mafiose. Poi è diventato responsabile della sicurezza aziendale di importanti società del Made in Italy, «dove è forte il rischio di infiltrazioni mafiose nel settore della logistica dei trasporti e dove la lotta alla contraffazione è necessaria per valorizzare, tutelare, qualificare i prodotti dell’intelletto e della tradizione, dall’artigianato alla moda all’agroalimentare». Intanto, come manager, si occupa di antiriciclaggio e di sistemi di gestione anticorruzione come deterrente per l’infiltrazione mafiosa. Durante l’incarico di vice presidente e segretario generale dell’American Society for Industrial Security (Asis), è stato relatore in conferenze sulle nuove tecnologie per il contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo e le nuove tecnologie di lotta al crimine anche in occasione di Expo 2015. E’ figlio del generale Franco Romano, comandante della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta morto in un incidente di elicottero il 14 dicembre 1998 a Volpiano.
«L’operazione Echidna non deve sorprendere, tenuto conto di quanto accertato dalle tante inchieste antimafia in Piemonte - esordisce Romano - Anzi, è la dimostrazione di come politici ed imprenditori non abbiano imparato la lezione dell’inchiesta Minotauro e cerchino ancora i servizi dei mafiosi. Continua a esserci una forte presenza della ‘ndrangheta che non si occupa solo di traffici illeciti ma ha moltissimi agganci col mondo economico e politico».
Perché Torino e il Piemonte sono così attrattivi per le mafie? «Sono vulnerabili alle infiltrazioni a causa della posizione geografica strategica, dell’economia diversificata e delle infrastrutture vitali. Ci sono tanti settori in cui le mafie possono infiltrarsi per controllare attività lucrative o riciclare denaro sporco: manifatturiero, agricolo, turismo e tecnologia. Poi ci sono interporti, aeroporti, autostrade e linee ferroviarie, che facilitano il traffico di droga, armi e persone».
Il problema è la “sponda” da parte di amministratori di società pubbliche come Roberto Fantini, accusato di aver consentito alla “locale di Brandizzo” di entrare nei cantieri della Torino-Bardonecchia e non solo. O politici come Salvatore Gallo, che non è indagato per collusioni con le mafie ma aveva un “sistema” di favori e scambi per ottenere voti.
«La corruzione può creare un ambiente favorevole per le mafie, consentendo loro di influenzare le decisioni politiche e ottenere vantaggi illegali - riflette ancora Romano - In alcune aree del Piemonte, inoltre, potrebbe esistere una cultura di omertà o tolleranza nei confronti della criminalità organizzata, che facilita l’operato dei mafiosi».
Allora come si può intervenire? «Combattendo la corruzione. Il problema non è la mafia in sé ma la cultura mafiosa, che andrebbe resettata. Servirebbe un patto morale tra politica, enti pubblici e parti sociali per contrastare la presenza della criminalità organizzata grazie a un codice etico che escluda dai finanziamenti pubblici chi è coinvolto con la criminalità. Questo approccio potrebbe contribuire in modo significativo nella lotta alla mafia, evitando polemiche e promuovendo una maggiore trasparenza e responsabilità nell’utilizzo dei fondi pubblici. Ma serve tempo per avere risultati».
Il Comitato Anti Mafie va oltre e propone anche educazione civica nelle scuole, algoritmi e software per intercettare le infiltrazioni e un premio per chi si è distinto nella lotta ai criminali, che sarà consegnato il 21 settembre in occasione di un convegno intitolato “Criminalità organizzata e nuove tecnologie di contrasto”.
«Serve lo sforzo di tutti per cambiare la mentalità mafiosa - riflette Romano - Per questo ho realizzato un programma di educazione civica nelle scuole elementari, medie e superiori che mira a educare alla cultura non mafiosa sin dalla più giovane età». Poi, oltre a opportunità per le aree colpite dalla presenza mafiosa e maggiori risorse per chi la combatte, Romano vuole promuovere progetti come potenzino le attività di analisi e investigazione: «Nell’ultima inchiesta è stata utile l’intelligenza artificiale dedicata all’analisi predittiva: con dati e statistiche, si possono prevedere eventi futuri e contrastare le strategie criminali. Le tecnologie all’avanguardia saranno più cruciali per le indagini finanziarie, sul riciclaggio di denaro e la corruzione e altre attività criminali».
Allo stesso modo il presidente del Comitato spinge per l’uso di “PatmApp”, un indicatore che valuta il rischio di penetrazione mafiosa nelle imprese che partecipano ai bandi pubblici: «Sembra essere una strategia promettente: potrebbe rivelare sia direttamente che indirettamente il coinvolgimento delle organizzazioni criminali nelle attività economiche. Inoltre il focus sull’analisi del rischio di prestanome e sulle connessioni con l’economia criminale aggiunge una prospettiva importante: così si potrebbe investire in aree colpite dalla presenza mafiosa senza alimentare ulteriormente l’infiltrazione criminale».
Di nuovi strumenti e tecnologie per il contrasto alle mafie si parlerà anche nel convegno che il Distretto Piemonte del Comitato Anti Mafie ha organizzato per il 21 settembre a Torino: «L’obiettivo è una memoria comune e una cultura diffusa della legalità. Di fronte agli ultimi sviluppi delle operazioni antimafia in Piemonte dobbiamo rafforzare le nostre attività di prevenzione, favorendo il dialogo e la circolazione di informazioni tra enti locali, mondo economico e finanziario, forze di polizia, magistratura e altre istituzioni. Tra le principali finalità del Comitato, infatti, c’è quella di creare momenti di incontro, confronto e collaborazione».
Il 21 settembre si terrà anche il XXIX Premio internazionale per l’impegno sociale “Livatino - Saetta - Costa” in memoria del generale Franco Romano: sarà l’occasione per premiare persone che si sono distinte nell’affermazione dei valori della legalità, della giustizia, nella lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata e per la libera informazione in Piemonte in questi anni. Non solo: per la prima volta verrà premiato lo studente o ricercatore che avrà realizzato il miglior progetto o sistema tecnologico per un fattivo contrasto alla criminalità organizzata. Quindi un’applicazione, un software o un algoritmo originale che abbia già ottenuto riconoscimenti da parte della comunità accademica e scientifica negli ultimi due anni.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..