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Il borghese

Quando il bue dà del cornuto all’asino

Chi controlla i controllori della libertà di stampa, tra conflitti d’interesse e lotta politica?

Giornali

Libertà di stampa

Il club Reporters sans frontières che ogni anno stila, bontà sua, la classifica della libertà di stampa nei paesi del mondo, quest’anno ha retrocesso l’Italia di cinque posizioni. Nel loro sito, oltre a specificare la natura di associazione senza fini di lucro, indicano tra l’altro come si finanziano e quali sono le loro fonti di finanziamento, illustrandole con un bel grafico a torta. Sarebbe interessante leggere sul loro sito chi sono le aziende sostenitrici, i simpatizzanti finanziatori con le loro “liberalità, le istituzioni che danno sovvenzioni e le aziende partner con cui stipulano contratti di marketing e partenariato. L’elenco non è immediatamente riportato. Pur indicando che i loro bilanci, senza dubbio corretti, sono revisionati da un’istituzione come Baker&Tilly, per un’associazione che si è assunta il ruolo di polizia morale e giudice della libertà di stampa nel mondo, poter leggere direttamente sul sito chi la finanzia, potrebbe aiutare a farsi un’opinione più solida sulle modalità, i criteri e le valutazioni utilizzati per il reperimento di dati con i quali vengono costruite le “classifiche” sulla libertà di stampa che l’associazione periodicamente diffonde. Il fondatore Daniel Ménard ha parole di fuoco contro gli attuali dirigenti di Rsf che hanno trasformato la ong da difensore di giornalisti perseguitati e incarcerati in un soggetto parapolitico, una specie di media d’opinione.

ANTONIO ANGELUCCI

L’Italia perde cinque posizioni nel ranking di Rsf, scivola dalla 41esima alla 46esima posizione. Siamo messi peggio dell’isola di Tonga e della Mauritania. A leggere il delicato rapporto sembrerebbe che la stampa in Italia sia stata silenziata fino a ieri col bavaglio, ma oggi col governo Meloni si sia passati direttamente alla mordacchia, in attesa della frusta che forse potrà essere guadagnata il prossimo anno. E’ legittimo naturalmente dare giudizi, stilare classifiche, confezionare l’elenco dei buoni e dei cattivi, fare analisi e letture della realtà secondo punti di vista che combaciano millimetricamente con quelli della sinistra all’opposizione, ma forzare la realtà è oggettivamente troppo. Il rapporto di Rsf imputa una delle cause dello scivolamento in classifica dell’Italia alla trattativa tra Eni e Angelucci per la vendita dell’agenzia Agi. Trattativa. Quindi non si tratta di un concluso passaggio di proprietà tra l’azienda energetica di stato, non proprio un editore puro, ed un membro della maggioranza che fa anche l’editore di diversi quotidiani. Ovviamente rapporto e classifiche hanno dato fiato alle trombe dei giornali dell’opposizione militante con in testa quelli della famiglia Agnelli-Elkann. In quello cisalpino, salvo un’unica coraggiosa presa di distanza, ben due paginate di commenti, chiaramente per criticare la legge che non consente più la pubblicazione integrale delle ordinanze di arresto ma solo stralci/sunti, tanto per cautelare i cittadini che, fino al terzo grado di giudizio, sono presuntivamente innocenti secondo la Costituzione, e molte, troppe volte, vengono giudicati non colpevoli e assolti dalla magistratura giudicante.

JOHN ELKANN

Constanze Reuscher, giornalista tedesca corrispondente da anni dall’Italia, sempre sul giornale degli Elkann si dice impressionata perché “…in Italia i media sono condizionati da vari interessi…. ; sono pochissimi gli editori puri.” Veramente un atto di scortesia nei confronti del giornale che ha ospitato il suo pezzo, visto il mostruoso conflitto di interessi del suo editore per la vendita di Fiat-FCA ai francesi di Peugeot, con le mortifere conseguenze dell’industria dell’auto in Italia. Ma tralasciando queste bazzecole il rapporto di Rsf calca la mano sulla presunta influenza del governo sulle televisioni e in particolare sulla Rai. Come se la legge sulla Par Condicio e la struttura di gestione della Rai se la fosse inventata la Meloni e non la sinistra che per decenni ha comandato con giornalisti organici, sindacati, produzioni, programmi, conduttori, ospiti, nani e ballerine. D’altra parte, se non si vuol prendere per scemi i telespettatori affermando il contrario, basta farsi un giro col telecomando e guardare programmi e talk-show per vedere come quelli che si strappano le vesti per la scarsa libertà di opinione, sono gli stessi che da decenni pontificano sempre e solo a favore di una parte politica. Sono loro i veri padroni dell’informazione, alla faccia degli italiani che pagano il canone tv e delle tabelline di Rsf.

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