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il caso

I guai del fratello di Santanché: fallisce la ditta e niente listino

Chiude l'azienda fondata dal papà della ministra. E il fratello Massimo...

Massimo Garnero e Daniela Santanché

Massimo Garnero e Daniela Santanché

Di fatto era già inattiva dal 2016, ma “de iure” lo è da adesso. Un’azienda che per decenni è stata un’eccellenza nel nostro Piemonte, l’Unione Corrieri Cuneesi. Una ditta fondata da un “padre nobile”, così come altrettanto nobili sono i figli che l’hanno poi guidata negli anni. Il padre nobile era Ottavio Garnero, noto imprenditore e papà della ministra del Turismo nel governo Meloni, Daniela Santanché. Ora, la sua azienda è stata messa in liquidazione e nell’udienza che si è svolta nei giorni scorsi, davanti al giudice Rodolfo Magrì, è iniziata la procedura che porterà (oltre alla liquidazione del patrimonio) anche al pagamento dei vari creditori.

Dunque non è esattamente un bel periodo per la ministra Santanché, che dopo il caso Visibilia con la Procura di Mlano che ha chiuso l’inchiesta per falso in bilancio (e iscritto la ministra nel registro degli indagati, insieme ad altre persone) vede un’altra azienda di famiglia finire al centro della cronaca. Certo, la ditta non è sotto il suo controllo, ma a guidarla è il fratello, Massimo Garnero. E infatti, alla richiesta di commentare il fallimento di quella che è stata per decenni l’azienda familiare, la ministra risponde così: «Non entro nel merito di vicende che non conosco. Me ne sono andata di casa quando avevo solo 18 anni. Dovete parlare con mio fratello». Ma nemmeno il fratello, Massimo Garnero, contattato in merito ai fatti, ha voluto rilasciare dichiarazioni. Di certo c’è però un’azienda che adesso non esiste più, dopo quarant’anni. L’Unione Corrieri Cuneesi infatti esisteva dal 1984 e ha visto il suo splendore massimo tra gli anni ‘90 e i primi anni del terzo millennio, quando era leader nella distribuzione e nel ritiro delle merci non solo in Piemonte, ma anche in Lombardia e in Emilia-Romagna. E possedeva anche un’unità locale come deposito e magazzino a Torino, in via Pacini. Massimo Garnero era presidente e ad, fino alla cessazione nel 2016.

Imprenditoria, ma anche politica, perché Massimo Garnero è anche capogruppo consiliare, a Cuneo, di Fratelli d’Italia. E stando ai rumors, sarebbe dovuto entrare nel listino di Alberto Cirio, in quota FdI, per le prossime elezioni regionali. Tutto questo non è avvenuto e ci si chiede se quanto successo alla sua azienda possa avere influito sull’esclusione di Garnero. Tuttavia, voci ben informate smentiscono, anche perché il mancato inserimento nel listino risalirebbe a diverse settimane fa, quando ancora la vicenda Unione Corrieri non era nota.

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