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La storia

Tatiana, vita da tossica: «Mi drogo 10 volte al giorno e non vedo più mio figlio disabile»

Il racconto di una dei "fantasmi" che affollano il parco Sempione di via Cigna

Tatiana, vita da tossica: «Mi drogo 10 volte al giorno e non vedo più mio figlio disabile»

Tatiana ciondola di continuo mentre parla, non riesce a stare ferma. Però accetta di confidarsi e raccontare la sua storia, ormai conosciuta da tutti i poliziotti e i tossici di Barriera di Milano. Sanno che questa donna bielorussa, nei suoi 36 anni, ha già passato mille vite diverse. L’ultima, quella di oggi, è fatta di ore trascorse fra il parco Sempione e le vie intorno. Unico obiettivo, sopravvivere e procurarsi una dose di crack in quel fazzoletto di città dominato dai “fantasmi”: corso Venezia, via Cigna, i covi dei disperati tra la Gondrand e l’ex deposito ferroviario. Anche lei una di loro: «Quante volte mi faccio al giorno? Poche, soltanto nove o dieci».

La 36enne è molto magra, ha i capelli neri e gli occhi di ghiaccio. Indossa stivali scuri e pantaloni chiari, una canottiera bianca. Sul braccio destro, si nota una macchia di sangue. Chiama per nome i poliziotti, ripercorre la sua vita con calma ed educazione sotto lo sguardo degli altri tossicodipendenti del parco. Inizia a confidarsi, poi si siede su quel che resta di una panchina e inizia a giocare con la grossa collana che le pende sulla pelle chiarissima. Senza mai smettere di toccarla e di fare avanti e indietro col busto: «I miei genitori bevevano e si picchiavano, in casa c’era sangue dappertutto: mi è mancato tanto affetto quando ero piccola, mi trascuravano. Così sono cresciuta in un orfanotrofio, faceva schifo. Finché sono venuta in Italia: mi hanno adottata e mi sono ritrovata in una camera tutta rosa. Non ci credevo, è stato bellissimo. Pensavo di essere una principessa, invece sono diventata una tossica».

Il racconto di Tatiana deraglia un po’, parla di furti di cioccolatini e di qualcuno che le ha fatto i tarocchi e le ha predetto una sfortuna. Che, in effetti, le arriva. Anche se lei non spiega come, a parte accennare a un uomo siciliano: «Ho avuto un figlio che è nato morto perché non avevano messo il monitoraggio, lo hanno rianimato ed è rimasto disabile. Così ho fatto causa, l’ho vinta e l’ospedale gli ha dato 5 milioni di euro. Ma io non ho mai visto quei soldi, sono ricchi il bambino e mia madre. E mi ha anche interdetto: non posso più vedere mio figlio, che ora ha 12 anni».
Tatiana s’interrompe, si alza e accetta di rispondere ancora a una domanda: se potessi avere tre desideri, cosa vorresti? «Vorrei avere Filippo, che è l’uomo che amo, del crack e una vasca da bagno per farci la sauna».

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