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Dopo il voto

Dall'auto elettrica alle case green: ecco cosa succede con la nuova Europa (e perché ci riguarda)

Da pilastro della politica di Ursula von der Leyen a elemento divisivo. E cresce l'influenza delle lobby

Dall'auto elettrica alle case green: cosa succede con la nuova Europa? Ecco i favorevoli e i contrari

Dall'auto elettrica, con le sue conseguenze sull'industria, alle case green, con i costi connessi: che fine faranno i piani "green" e le direttive già avviate con la nuova Europa che esce da queste elezioni? Il Green Deal europeo, lanciato nel 2019 da Ursula von der Leyen come una "nuova strategia di crescita", si trova adesso al centro di un acceso dibattito politico. Sebbene il suo obiettivo sia ridurre le emissioni e stimolare la creazione di posti di lavoro, la presidente della Commissione Europea non l'ha menzionato nella recente notte elettorale all'Eurocamera, consapevole di possibili divisioni all'interno del suo elettorato. Vediamo nel dettaglio.

Il contesto politico

Il Green Deal, che era visto come il pilastro del primo mandato di Von der Leyen, ora appare come un tema divisivo. Diverse forze politiche, in particolare quelle di estrema destra come il Rassemblement National di Marine Le Pen e l'Fpo austriaco, hanno espresso posizioni nettamente contrarie, proponendo la revoca di sussidi per l'energia eolica, la promozione dell'energia nucleare e idroelettrica, e persino il blocco dei nuovi parchi eolici.

D'altra parte, partiti come Alternative fur Deutschland (AfD) hanno criticato il Green Deal per il suo impatto percepito come negativo sull'economia, etichettandolo come un pretesto per imposte oppressive e restrizioni della libertà personale.

In Italia c'è la Lega di Matteo Salvini a contrastare - non da oggi - questi temi, come dimostrano le recenti affermazioni riguardo "i fanatici delle auto cinesi e delle case green". 

Chi difende il Green Deal

Nonostante queste critiche, il Green Deal continua a essere difeso da partiti maggioritari come i liberali, i socialisti e i verdi, che lo considerano un elemento chiave per il futuro dell'Europa. Philippe Lamberts, co-presidente dei Verdi, ha sottolineato l'importanza di approfondire il Green Deal e rafforzare la democrazia europea. Anche Valerie Hayer, presidente del gruppo di Renew Europe, ha ribadito l'importanza del Patto verde come colonna vertebrale del loro mandato.

Avs, l'Alleanza Verdi Sinistra Italiana ribadisce, all'indomani del risultato, la soddisfazione di un risultato collegato strettamente alle politiche green (anche se a occhio e croce a influire sono stati ben altri fattori, a cominciare dalla candidatura di Ilaria Salis che nulla c'entra con temi ambientali e a dirla tutto manco con la politica).

Ora cosa accade?

Il dibattito sul Green Deal riflette una più ampia lotta tra visioni divergenti dell'Europa. Mentre alcuni lo vedono come un ostacolo per l'economia e la sovranità nazionale, altri lo considerano indispensabile per una strategia industriale sostenibile e una politica ambientale efficace. Questo contrasto di visioni solleva importanti questioni su come l'Europa possa bilanciare le esigenze economiche con gli obiettivi ambientali in un mondo sempre più focalizzato sull'innovazione verde.

Il Green Deal, nonostante le sfide e le critiche, sembra destinato a rimanere un elemento centrale nella politica europea. Con la crescente urgenza di affrontare i cambiamenti climatici e l'innovazione tecnologica che avanza rapidamente, il suo percorso potrebbe essere difficile da interrompere, delineando un futuro in cui la sostenibilità e l'innovazione andranno di pari passo con lo sviluppo economico.

Ma proprio questo è il punto fondamentale, perché nel comporre la nuova Maggioranza Ursula, la Von der Leyen oltre ai partiti dovrà tenere in considerazione il peso delle lobby, a cominciare da quella del settore automotive. Se inizialmente alcuni Gruppi come Stellantis e Volkswagen sembravano sposare in toto la rivoluzione green, ora di fronte ai risultati dei mercati si stanno spostando su posizioni ben differenti. Inoltre c'è la questione dell'invasione dei prodotti cinesi, più competitivi, per i quali si stanno studiando appositi dazi: altro tema su cui i costruttori appaiono divisi.

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