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Il commento
18 Giugno 2024 - 17:48
Manifestazioni in tutto il pianeta
Un giorno Nichi Vendola, leader della sinistra, già governatore della Puglia e gay dichiarato, raccontò che durante la Prima Repubblica ci furono due presidenti del consiglio omosessuali. Gli stessi che avevano ricoperto, prima e dopo, anche ruoli ministeriali. Parole che suscitarono un certo stupore. In realtà l’intero mondo politico era pienamente consapevole che Mariano Rumor ed Emilio Colombo erano omosessuali e nei ruoli a loro assegnati non fecero certo peggio di altri. Forse, ciò che più stupisce è che entrambi fossero democristiani; appartenevano, cioè, al partito dei cattolici fedeli a Santa Romana Chiesa. Che poi Colombo e Rumor abbiano manifestato in azioni concrete e nei loro stili di vita l’essere omosessuali, questo non lo si conosce. Se si pensa che in Europa, all’inizio degli Anni 70 c’erano Paesi nei quali la pederastia era reato e veniva punita con il carcere o la castrazione chimica (vedi la Gran Bretagna), stupisce come l’Italia fosse un Stato più “liquido” (in senso moderno), di tanti altri.
EMILIO COLOMBO E MARIANO RUMOR
Era così grazie ad un accordo tacito tra sinistra, centro e destra per il quale Pci, Dc, Msi e tutti gli altri partiti, si sarebbero attaccati senza pietà su ogni cosa, ma non riguardo le inclinazioni sessuali degli uni o degli altri. La politica era arrivata prima della grande industria, prima dello sport e del mondo del lavoro, dove le discriminazioni, invece, ci sono sempre state e continuano anche oggi. In realtà, su questo tema, oltre ai partiti anche la Chiesa era assolutamente tollerante. Preti, vescovi, cardinali, badesse e forse anche un Papa sono stati o sono gay. Ma per la Chiesa la discriminante è la castità, sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali. Semplificando, non è peggiore il prete che lascia l’abito per un uomo, di quello che fa altrettanto per una parrocchiana. In fondo stupisce un po’ la doppia esternazione (o picconata) di papa Francesco: «Troppa frociaggine nei seminari e dentro la Chiesa». Parole che solo apparentemente possono essere considerate di censura verso chi è omosessuale, sia religioso o religiosa, ma sembrano indirizzate a quella “lobby gay di monsignori” che in Vaticano per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo. Non tanto occupandosi della condizione sessuale di preti o suore, ma di conti bancari, di fondi neri, di finanza e di speculazioni. Il Gay Pride si potrebbe leggere e interpretare partendo da queste considerazioni. Quelli che un tempo venivano definiti “diversi”, non lo sono.
PAPA FRANCESCO
L’inclinazione sessuale appartiene alla sfera privata di ciascuno e i cortei rappresentano il riconoscimento da parte della società civile, del nuovo corso che inaugura una comunità fluida o liquida che dir si voglia. Su questi pochi elementi, oggi è possibile che tutti siano pienamente d’accordo. Poi ci sono gli eccessi e gli integralismi, da una parte e dall’altra. L’ostentazione, ad esempio, la si può anche comprendere, ma spesso non fa che alimentare l’odio. Il Gay Pride è un segnale d’invito per una convivenza civile e in armonia con le scelte e le condizioni di ciascuno, per questo il nostro quotidiano ha deciso di seguire l’evento di sabato scorso e ha offerto ai propri lettori un inserto speciale dedicato interamente al Pride. Pagine nelle quali, oltre alla cronaca, ciascuno degli opinion leader contattati dalla nostra redazione, esprime in modo sereno e pacato, il suo pensiero. I problemi veri, per dirla tutta, quelli che oggi affliggono famiglie e società, sono altri, di ben altra natura e assai più gravi e urgenti.
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