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L'operazione

Estorsioni, rapine e una strage di 20 anni fa: mafiosi in manette anche nel Torinese

Tra gli arrestati ci sono due calabresi di Brandizzo. Indagati altri quattro residenti in provincia

Estorsioni, rapine e una strage di 20 anni fa: mafiosi in manette anche nel Torinese

Foto di repertorio

Fra loro ci sono i presunti responsabili della "strage dell'Ariola", il triplice omicidio del 2003 in cui vennero uccisi, a colpi di fucile calibro 12, i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un'impresa di movimento terra, e un loro dipendente, il 24enne Stefano Barillaro. Ma sono accusati anche, a vario titolo, di rapine, estorsioni, turbata libertà degli incanti e associazione di stampo mafioso: sono i 14 indagati che, all'alba di oggi, hanno ricevuto la "visita" dei 200 carabinieri del Ros (Reparto operativo speciale) e dei Comandi provinciali di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino. Nella maxi operazione contro la "locale dell'Ariola" sono rientrati anche alcuni torinesi: tra gli arrestati ci sono Francesco Maiolo, 41 anni, e Giuseppe Taverniti, 45, entrambi già coinvolti nella operazione Echidna, incentrata sulle infiltrazioni mafiose negli appalti dell'autostrada A32, la Torino-Bardonecchia. Tra gli indagati figurano anche altri quattro torinesi (che non hanno ricevuto misure cautelari): Rinaldo Loielo, 29enne di Rondissone; Antonio Francesco Ciconte, 28enne di Brandizzo; Francesco Bertucci, 51enne di Nichelino; Cosimo Bertucci, 50enne di Orbassano.

Al centro dell'inchiesta c'è quel triplice omicidio del 25 ottobre 2003 in provincia di Vibo Valentia, frutto di una lunga e sanguinosa faida sanguinosa tra famiglie rivali che si contendevano l'egemonia criminale in Calabria. La responsabilità della strage viene attribuita ai Maiolo, capi della locale di Ariola ma con ramificazioni in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania: Francesco Maiolo, oggi residente a Brandizzo, è finito in carcere proprio perchè considerato uno degli autori materiali della strage di 20 anni fa. Ma il 41enne è accusato anche di "aver accresciuto il potere della struttura criminale" e di essere stato formalmente affiliato alla 'ndrangheta con la dote di “camorrista”: un altro mafioso, poi diventato collaboratore di giustizia, lo ha "battezzato" ufficialmente durante una comune detenzione nel carcere di Torino.

Maiolo è solo uno dei membri dell'organizzazione criminale ritenuta responsabile di estorsioni, coltivazione di droga, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, rapine, reati in materia di armi, tutti aggravati dalle modalità e finalità mafiose. A mettere nero su bianco che ci fosse dietro un'organizzazione criminale è la giudice per le indagini preliminari Arianna Roccia nell'ordinanza con cui autorizza le custodie cautelari: «La “Locale dell’Ariola” è un sodalizio di stampo mafioso egemone, sin dagli anni ’80, in provincia di Vibo Valentia. Si caratterizza con una struttura verticistica, intrecci e alleanze, uso della violenza e armi, la presenza di una cassa comune (definita in gergo "bacinella")».

Tra i membri accertati della cosca c'è Taverniti, l'altro torinese finito in carcere stamattina: aveva il ruolo di "azionista" ed è accusato di rapine, danneggiamenti e trasporti di grosse quantità di droga destinata alla successiva rivendita sulle piazze di spaccio torinesi (insieme allo stesso Maiolo).

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