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EMERGENZA LISTE D'ATTESA

Un anno per una visita dal cardiologo: «Ci salviamo solo grazie ai centri privati»

Da Cirié a Moncalieri si fatica a trovare posto anche solo per l'elettrocardiogramma: «Pagando basta un giorno»

Un anno per una visita dal cardiologo: «Ci salviamo solo con i centri privati»

«Se non vengo a Torino in un ambulatorio privato, che potrebbe già ricevermi domani, all’ospedale di Cirié devo aspettare quasi un anno per farmi visitare da un cardiologo». La signora Maria Luisa C., 68 anni, non avendo un codice di priorità adeguato alle sue preoccupazioni, «mi hanno detto che il controllo non è urgente, ma potrei comunque morire per ictus e infarto mentre prendo le medicine per abbassare la pressione», dovrà aspettare 308 giorni per incontrare uno specialista del Servizio sanitario nazionale. «Per questo ho prenotato privatamente». A segnalare la sua storia è il figlio Piergiorgio che, ormai da settimane, prova attraverso il Centro unico di prenotazione se non tramite “app” a cercare un posto per la madre. «Ha avuto una diagnosi di ipertensione dopo un passaggio in pronto soccorso per cui le è stato detto di non sottovalutare i valori della pressione, ma non a parte prenotare una prima visita cardiologica non hanno saputo consigliarci altro».


Non sarebbe andata molto meglio a Torino, dove a sopperire alle lunghe liste d’attesa sono proprio le cliniche private convenzionate. Al Poliambulatorio Monginevro una prima visita cardiologica si potrebbe avere dopo 282 giorni d’attesa, mentre al Poliambulatorio Farinelli Valletta si scende, appena, a 269 giorni. Non va meglio al Poliambulatorio Corsica con 256 giorni o al Poliambulatorio Pacchiotti con una attesa di 252 giorni mentre al Poliambulatorio Del Ridotto si arriva a 234 giorni. Alla Città della Salute e della Scienza, invece, si viaggia tra 170 e 207 giorni. Le cose non vanno certo meglio in provincia.

A Moncalieri, ad esempio. «Non sono riuscito a trovare posto al Poliambulatorio e non hanno saputo dirmi quando riapriranno le agende» racconta Franco G, 77 anni, dopo aver ottenuto un consulto al Santa Croce fra quasi tre mesi. «Continuo a fare telefonate e a girare per ospedali e uffici pubblici, ma anche mio figlio mi ha consigliato di venire a Torino a pagamento, ma sono un pensionato con la “minima”: chi mi rimborsa la fattura?». Anche il resto del Piemonte non sembra far meglio, almeno, senza il ricorso alla sanità privata per soddisfare le richieste. E lo dimostra il “report” della Regione sul 2023. Ad esempio. Ad Asti il 43,42% delle visite specialistiche dal cardiologo sono state erogate con un’attesa superiore al mese. Al Mauriziano di Torino il 40,54% mentre all’Asl Città di Torino la media scendeva al 32,09% delle visite erogate oltre 30 giorni. Al San Luigi di Orbassano, invece, il 30,97% delle visite sono state erogate dopo più di quattro settimane.

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