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EMERGENZA DROGA

San Salvario assediata dal crack: «Stiamo vivendo l’epidemia degli anni Novanta in Usa»

Il fenomeno della “cocaina lavata” e delle dipendenze ha numeri shock anche nel resto della città: «In cura 6mila persone all’Asl»

San Salvario assediata dal crack: «Stiamo vivendo l’epidemia degli anni Novanta in Usa»

San Salvario assediata dal crack. Secondo le rilevazioni dei servizi DropIn del dipartimento dipendenze dell'Asl Città di Torino nel quartiere, infatti, il consumo di droghe “leggere” è diminuito mentre è in costante aumento il consumo di sostanze “pesanti”, come eroina e, appunto, la cosiddetta “cocaina lavata”. Ma non solo. Il distretto, non a caso, ha in carico 6.210 persone che soffrono di dipendenze comportamentali e da sostanze. «Ed è per questo che abbiamo cercato di adattare i servizi al cambiamento del fenomeno» hanno sottolineato gli operatori dell’Azienda sanitaria locale, nei giorni scorsi, nel corso di una commissione convocata proprio sul problema delle dipendenze alla Circoscrizione Otto.

Capire, però, quanti siano i consumatori di crack del quartiere o che, qui, vengono a caccia di sostanze a buon mercato è praticamente impossibile. Di certo, però, hanno caratteristiche riconoscibili. A partire dall’età. «Sono spesso molto giovani» ci spiegano gli operatori del SerD che, ieri pomeriggio, hanno partecipato all’incontro pubblico organizzato a San Salvario con amministratori, politici, medici e forze dell’ordine dal momento che la Casa del Quartiere, da alcuni mesi, è sotto assedio da parte dei pusher. «Credo che si possa dire che stiamo vivendo la stessa epidemia che hanno conosciuto gli Stati Uniti negli anni Novanta, dobbiamo solo capire se siamo all’apice o in quale fase» spiega Paola Damiano dell’Asl Città di Torino. «L’utilizzo è certamente aumentato insieme a quello dell’alcol ma, se prima la “movida” metteva un freno ai consumi per paura del biasimo sociale o era legato più a un uso ricreativo, ora assistiamo ad un ricorso sempre più problematico a molte sostanze. Alcol compreso».

«Siamo in una fase in cui cerchiamo faticosamente di rincorrere un fenomeno che sfugge un po’ di mano» ha sottolineato il responsabile del Drop In, Luigi Arcieri. Se prima il consumo di eroina rendeva meno complicato avvicinare e aiutare le persone che ne abusavano, oggi chi utilizza cocaina e crack è più sfuggente. L’abuso di queste sostanze che caratterizzano le strade di San Salvario, così come quelle di Barriera di Milano, induce nel consumatore effetti psicotici e aggressività. Per questo, quando si riesce a stabilire un contatto è difficile mantenerlo. «Riusciamo - ha proseguito il professor Arcieri - con la modulazione relazionale a contattare anche i consumatori più difficili. Ma altra cosa è pensare che chiedano aiuto».

Il dipartimento dipendenze fa sì che le persone intenzionate a sviluppare comportamenti meno pericolosi per sé e per la comunità abbiano un accesso facilitato ai percorsi di cura, oltre a «fare prevenzione a più livelli». Per l’assessore al Welfare di Palazzo Civico, Jacopo Rosatelli, che ritiene il quadro normativo attuale inadeguato al contrasto all’abuso di sostanze, il lavoro dei servizi a bassa soglia è fondamentale. «In città - ha ricordato Rosatelli - sono presenti venti posti a Villa Pellizzari, in parte finanziati dall’Asl, che consentono un servizio mirato anche al reinserimento sociale». Strategica anche la presenza della cittadinanza sul territorio «per il ripristino di una buona convivenza civile» ha sottolineato l’assessore, riferendosi al “presidio permanente” creato nell’aiuola Ginzburg dai frequentatori del Bagni Pubblici per allontanare gli spacciatori.

Capire quanti siano i consumatori di crack del quartiere o che, qui, vengono a caccia di sostanze a buon mercato è praticamente impossibile. Di certo, però, hanno caratteristiche riconoscibili. A partire dall’età. «Sono spesso molto giovani» ci spiegano gli operatori del SerD che, ieri pomeriggio, hanno partecipato all’incontro pubblico organizzato a San Salvario con amministratori, politici, medici e forze dell’ordine, concluso con una “marcia” verso la Casa del Quartiere, da alcuni mesi, sotto assedio da parte dei pusher. «Credo che si possa dire che stiamo vivendo la stessa epidemia che hanno conosciuto gli Stati Uniti negli anni Novanta, dobbiamo solo capire se siamo all’apice o in quale fase» spiega Paola Damiano dell’Asl Città di Torino. «L’utilizzo è certamente aumentato insieme a quello dell’alcol ma, se prima la “movida” metteva un freno ai consumi per paura del biasimo sociale o era legato più a un uso ricreativo, ora assistiamo ad un ricorso sempre più problematico a molte sostanze. Alcol compreso».

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